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Tecnostress porta ansia e calo del desiderio per a 2 milioni di italiani


Tecnostress definisce una vera e propria patologia che colpisce chi per lavoro fa un intenso uso di pc, notebook, smartphone e tablet. Ma non sono esentati coloro che fanno un uso massiccio di facebook e twitter, anche solo per svago.



Tecnostress non è un termine nuovo a parlarne per primo è stato lo psicologo americano Graig Broad, 28 anni fa, pubblicando il libro “Technostress“. I sintomi collegati al tecnostress non sono solo ansia e calo del desiderio, ma sono numerosi: mal di testa, ipertensione, attacchi di panico, calo della concentrazione, disturbi gastrointestinali e cardiocircolatori, depressione. Inoltre, può favorire alterazioni comportamentali e l’isolamento relazionale, quindi non è una patologia da prendere sotto gamba o da schernire come qualcosa di etereo e non concreto.

Uno studio condotto dalla Net dipendenza Onlus, una società che si occupa di dipendenza da computer, web e cellulari ha svelato che sono due milioni gli italiani che ne soffrono. I motivi principali sono da ricercare, per chi lavora nel settore delle tecnologie informatiche, nel poco tempo da dedicare alle relazioni interpersonali e di conseguenza al proprio partner.

La mancanza di tempo per il troppo lavoro è chiaramente una caratteristica comune a quasi tutti i tipi di lavoro che però trova in più, nell’IT, terreno fertile all’isolamento dal mondo reale. Una soluzione, che può sembrare banale, è quella di staccare la spina inteso nel vero senso del termine cioè spegnere i propri device e comunicare con il proprio partner così come consiglia  l’urologo Carlo Molinari dell’ospedale San Camillo di Roma “dialogo col partner, una maggiore socialità, coccole e massaggi”. E spiega: “Per ritrovare il vigore sessuale causato da astenia ci sono validi e testati rimedi naturali. E naturalmente staccare la spina a computer, tablet e smarthpone”.

Dicevo, la soluzione può sembrare banale ma non lo è se consideriamo che da un altro studio, che abbiamo riportato in un nostro articolo, questa volta condotto in USA è risultato che il 15% degli intervistati consulta i propri dispositivi anche durante il rapporto sessuale.

E voi vi comportate allo stesso modo?

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Pubblicato da
Gianni Fiore