Sia Facebook che Google si stanno dando molto da fare per portare la connettività ad Internet nelle località più remote del mondo, grazie agli utilissimi droni WiFi.
Facebook questa settimana ha rivelato ulteriori dettagli sulla sua iniziativa che vede come protagonisti dei droni WiFi che dovrebbero venire attivati entro il 2019. Coinvolti nel progetto ci sono anche delle aziende molto conosciute quali Samsung, Qualcomm, Nokia, Ericsson, e MediaTek.
Il progetto verrà realizzato dal Connectivity Lab, un team di esperti che si occuperanno di realizzare la tecnologia necessaria per portare Internet ovunque tramite droni volanti. Anche i satelliti potrebbero essere utilizzati per lo scopo, così come la tecnologia Free-Space Optics (FSO), che utilizza la luce per trasmettere i dati attraverso lo spazio, tramite dei raggi laser ad infrarossi invisibili.
Parlando in occasione del recente Social Good Summit a New York City, il direttore tecnico del Connectivity Lab, Yael Maguire, ha detto che spera di iniziare a testare i droni già a partire dall’anno prossimo. Maguire ha spiegato che le macchine volanti ad energia solare dovrebbero operare ad una altitudine compresa tra 60.000 e 90.000 piedi, ben oltre lo spazio aereo e meteorologico. Tuttavia, secondo il direttore, non esistono attualmente delle norme riguardanti il volare sopra i 60.000 piedi, un fattore che sta causando alla squadra delle preoccupazioni in quanto delle regole imposte in un secondo momento potrebbero diventare un problema per il progetto. Ci sono delle preoccupazioni anche per quanto riguarda il numero massimo di droni che un singolo operatore potrebbe pilotare (si spera circa 100 droni).
Ciò che può sorprendere alcuni è la dimensione dei droni di Facebook, che Maguire afferma potrebbero essere grandi quanto un Boeing 747, ma notevolmente più leggero di quest’ultimo. Se i test del prossimo anno avranno successo, Facebook riuscirà davvero a segnare una rivoluzione, portando la connessione ad Internet in tantissimi luoghi dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia, a partire dal 2017 o dal 2019.