Apple, Google, Adobe e Intel sono stati multati, la cifra non è nota, per aver preso accordi segreti per non rubarsi dipendenti a vicenda.
La class action dei dipendenti delle aziende della Silicon Valley ha come motivazione la mobilità praticamente nulla che ha bloccato i tetti dei salari, la multa dovrebbe superare i 400 milioni di dollari.
Google, Apple, Adobe e Intel multati.
Uno degli episodi più imbarazzanti della Silicon Valley potrebbe volgere al termine dopo circa 4 anni di processo che ha visto coinvolti i giganti californiani che sono stati accusati e condannati una prima volta di aver cospirato contro i propri dipendenti.
Le società sono state accusate di aver preso accordi segreti di non assumere ingegneri delle altre aziende cospiratrici, frenando di fatto la mobilità e il reddito dei lavoratori. Il governo ha deciso di riunire le cause private dei singoli lavoratori in un’unica class action.
Il giudice che si occupa della causa ha dichiarato che le prove contro gli imputati sono convincenti e che, per esempio, Steve Jobs, amministratore delegato di Apple, è stato “uno, se non la figura centrale nel presunto complotto.” Incredibile, ma vero il giudice che si occupa della Class Action è Lucy Koh, nome già noto per le cause dei brevetti tra Samsung ed Apple.
La giudice Koh ha respinto nell’agosto del 2014 un accordo di risarcimento per 324,5 milioni di dollari. Per scongiurare l’esposizione mediatica e la pubblicazione di e-mail compromettenti, Google, Apple, Intel e Adobe – i quattro imputati rimanenti – si sono offerti di pagare 415 milioni di dollari, somma ritenuta accettabile per gli avvocati dei querelanti. Se il giudice approva, il caso finirà.
Anche se dalle carte processuali sembra che l’attore principale fosse Steve Jobs i dirigenti di Intel e Google non sono da meno avendo accettato quanto propostogli da Jobs, ormai è chiaro che le aziende, di certo quelle accusate, non sono così worker-friendly come ci sono state sempre dipinte.