Come sappiamo il diritto alla riservatezza è di primaria importanza in qualsiasi ambito esso venga applicato, gli smartphone e le relazioni non fanno eccezione, è di ieri infatti la notizia riguardante una condanna a 2 anni ad un 24enne barlettano, vediamo i dettagli!
Il tutto è avvenuto durante la sentenza della cassazione riguardante il presunto furto di uno smartphone effettuato ad un 24enne barlettano il quale al fine di indagare su presunti tradimenti da parte della propria compagna era andato a casa di lei, le aveva strappato il cellulare dalle mani e aveva iniziato a frugare nella sua galleria e nei suoi SMS alla ricerca di un qualche indizio che potesse dimostrare il presunto tradimento della donna.
Come potete immaginare, dato l’atto quasi violento, e dato ovviamente i modi del giovane, la cosa è finita in tribunale e dopo i normali iter, la cassazione ah stabilito nella sua sentenza che tutto ciò costituisce “furto”, oltre che violazione di privacy e “del diritto inviolabile riguardante l’autodeterminazione della sfera sessuale il quale stabilisce la libertà di intraprendere relazione e di porvi termine”, e ha condannato il giovane a ben 2 anni di carcere, davvero una pena esemplare insomma.
Il giovane come potete immaginare ha cercato di difendersi in ogni modo (invano) affermando che il gesto riguardava semplicemente un modo per provare al padre della ex compagna i tradimenti reiterati della figlia, inoltre non sono bastate neanche le sentenze iniziali, le quali puntavano a risolvere la cosa come “fatto insussistente” date le poche prove che potevano dimostrare come questo atto avesse potuto danneggiare o semplicemente avesse potuto violare una qualche legge italiana.
Insomma, questa sentenza ha di fatti messo sullo stesso piano il furto di informazioni e il furto di smartphone, che sia l’inizio di una piccola rivoluzione della privacy in Italia? Chi lo sa, voi cosa ne pensate? Il giudice ha esagerato o la condanna era legittima? Diteci la vostra nei commenti!