Android Pay è il nuovo metodo di pagamento mobile NFC che andrà a sostituire Google Wallet. Tuttavia il sistema messo a punto da Google non è l’unico, e si scontrerà direttamente con Apple Pay. Facciamo un confronto.
Nella sostanza Android Pay ed Apple Pay sono relativamente simili: entrambi permettono di utilizzare lo smartphone NFC con un terminale compatibile, autorizzare i pagamenti con un codice o con l’impronta digitale e completare un acquisto. Il sistema messo a punto da Google vuole però essere qualcosa di più che un sempre gestore dei pagamenti. Android Pay vuole funzionare a stretto contatto con i programmi fedeltà dei vari negozi, e dunque entrando in un bar o in qualunque altra attività con un programma del genere, sarà possibile ottenere i punti quando si cerca di acquistare qualcosa.
La funzione si rivela molto utile per sostituire tutti quei portafogli pieni di carte fedeltà che occupano soltanto spazio. Apple ha le potenzialità di fare una cosa simile con il suo Passbook, ma finora non sembra essere interessata a fare questo passo.
Attualmente sia Android Pay che Apple Pay sono una esclusiva degli Stati Uniti. Google non ha neanche rivelato i piani futuri nei confronti degli altri paesi, mentre Apple Pay potrebbe arrivare in Canada già da questo mese. Entrambi i sistemi di pagamento contano il supporto di 700.000 attività negli USA che hanno firmato un accordo.
Per quanto riguarda i dispositivi compatibili, le cose vanno leggermente a favore di Android Pay. Se per Apple Pay l’unico dispositivo compatibile è l’iPhone 6 (iPhone 5, 5C e 5S lo supportano solo se in accoppiata ad un Apple Watch), per il sistema di pagamenti di Google basta un qualunque dispositivo con tecnologia NFC e sistema operativo Android KitKat e superiori. E potenzialmente ci sono nel mondo milioni di dispositivi di questo genere.
Entrambi i sistemi puntano tutto sulla sicurezza: nessuno dei due trasmette infatti i reali dati delle carte di credito ai venditori, creando invece una carta “virtuale” utilizzata esclusivamente durante la transazione. Questo significa che sostanzialmente durante ogni acquisto vengono effettuate due transazioni: una tra Google/Apple e il venditore, in cui il venditore viene pagato per l’acquisto dalle due compagnie, e una tra il consumatore e Google/Apple, che vengono “rimborsati” dal consumatore.
Si tratta di un sistema di pagamento decisamente sicuro, perché se si utilizza Android Pay o Apple Pay e il venditore viene per ipotesi derubato e i suoi terminali hackerati, i dati che l’hacker riceverà su di voi saranno completamente inutili, in quanto “provvisori”.
Abbiamo detto poco fa che Android Pay può potenzialmente essere disponibile per milioni di persone e dispositivi. Sulla carta, il sistema messo a punto da Google potrebbe essere disponibile per molta più gente negli USA rispetto ad Apple Pay, poiché Android è presente su quasi 100 milioni di dispositivi ed iOs su “appena” 80 milioni. Nella pratica, invece, circa la metà di quei 100 milioni di dispositivi montano Android KitKat, e appena 1/5 di questi sono dotati di un chip NFC.
In totale, i dispositivi già pronti per essere utilizzati con Android Pay sono appena 6 milioni. Per Apple Pay invece si stimano circa 14 milioni di dispositivi compatibili già presenti negli Stati Uniti. Google quindi ha davanti a sé una sfida più grande rispetto ad Apple. Non solo deve negoziare con i vari venditori, ma deve negoziare anche con i vari produttori per creare dispositivi che possano essere compatibili con il sistema di pagamento, dotandoli di un chip NFC.
Non c’è un vero vincitore in questa sfida: entrambi i sistemi messi a punto sono sicuri e veloci, e il vero vincitore lo decreterà soltanto la diffusione di uno o dell’altro. Ce la farà Google?