L’attacco DDoS contro Telegram ha messo venerdì scorso fuori uso il sistema di messaggistica per qualche ora a livello globale. Questo tipo di attacco, “Distribuited Denial Of Service“, viene attuato dagli hacker sovraccaricando deliberatamente un server di richieste inviate da ignari utenti collegati ad internet tramite un dispositivo compromesso; il risultato è che il server (quello di Telegram in questo caso) esaurisce le proprie risorse e diventa instabile: proprio ciò che è accaduto l’altro ieri.
Ovviamente manca un elemento fondamentale a supporto delle congetture di Durov, ovvero quello delle prove, senza le quali tali accuse lasciano il tempo che trovano; in ogni caso il DDoS contro Telegram ha avuto anche un risvolto positivo: è stato un’occasione per ricordare i passi avanti compiuti negli ultimi tempi dall’azienda, che ha visto triplicare gli utenti attivi negli ultimi due mesi.
Vogliamo infine spendere due parole a favore di Telegram, spesso ingiustamente definito un inutile clone di più popolari sistemi di messaggistica. In effetti Telegram ha caratteristiche che lo rendono più appetibile rispetto a più note aziende, e non parliamo degli 80 centesimi annuali risparmiati: Telegram è infatti completamente open source (lato client) e supporta le conversazioni cifrate end-to-end, così da garantire un ottimo livello di privacy, aspetto sul quale forse peccano molti altri sistemi attualmente più popolari (WhatsApp).