Connettersi ad Internet tramite un sistema di droni e raggi laser, il folle progetto di Facebook inizia a prendere forma.
Facebook ha annunciato ieri che il suo progetto di espandere l’accesso ad internet alla zone meno (o affatto) coperte inizia a concretizzarsi.
Yael Maguire, il responsabile del “connettivity lab” ovvero il gruppo di ricerca che si dedica all’espansione della connessione ad Internet costituito dal social network statunitense, è entusiasta di poter annunciare il completamento del primo drone protagonista del loro progetto.
Aquila, è questo il nome del drone, è essenzialmente un’ala simile a quella di un Boeing 737 ma con un peso inferiore di “appena” 450 kg a pieno carico (con tutta la strumentazione necessaria per le comunicazioni).
Il dispositivo, progettato in Inghilterra, sarà integrato in un sistema di droni che comunicheranno attraverso una nuova tecnologia di potenti raggi laser. Quest’ultimi già pronti in laboratorio, avrebbero la capacità di comunicare con la velocità di decine di GB al secondo (molto più delle attuali tecnologie) e la loro precisione arriverebbe a colpire una moneta da 10 centesimi alla distanza di ben 18 km.
Si tratta di due caratteristiche essenziali perché saranno proprio i raggi laser a mettere in comunicazione i droni sia fra loro sia col suolo terrestre.
Prima della fine dell’anno, lo staff di “connectivity lab” conta di fare un primo esperimento di posizionamento del drone in aria. Il mezzo utilizzato sarà una mongolfiera perché, secondo loro, risulterebbe più pratica per poter posizionare velocemente il drone al di fuori dello spazio aereo normalmente utilizzato dai mezzi di trasporto.
Una volta raggiunta l’altitudine desiderata, Aquila dovrebbe stabilizzarsi in una certa posizione e coprire una zona entro un diametro di 50 km.
Lo scopo del gigantesco (e un po’ fantascientifico) progetto di Facebook è di coprire il 10% della popolazione ancora escluso dalla copertura mondiale della connessione al Web. Ovviamente il tutto rientra nell’iniziativa Internet.org dedicata soprattutto ai paesi emergenti.
Nella stessa iniziativa è rientrato anche l’esperimento in Zambia fatto l’anno scorso che prevedeva il lancio di una versione “super alleggerita” del Web.
Il vice presidente dell’aria ingegneristica di Facebook (Jay Parikh) fa sapere che, secondo Zuckerberg ed il suo staff, con questa nuova tecnologia si potranno coprire le zone rurali e quelle colpite da improvvise catastrofi naturali.
Per le zone invece ancora poco popolate pare che il gigante dei social network opterà per un sistema di satelliti, più costoso dei droni ma di più facile realizzazione.
Facebook non ha però intenzione di occuparsi direttamente della gestione delle reti, una volta pronte. Il loro lavoro è solo la progettazione e realizzazione volta a cedere, ad operatori nel settore della comunicazione oppure ai governi interessati, i sistemi di comunicazione “chiavi in mano”.
Jay Parikh ha ammesso però che le difficoltà tecniche sono molte ed il progetto ha bisogno di molto tempo ancora prima di poter essere completato.
Ad esempio, attualmente le batterie dei droni durano solamente 2 settimane a fronte dei 3 mesi “minimi” previsti.
Inoltre, secondo la regolamentazione attuale, è necessaria una persona per ogni dispositivo lanciato in orbita preposta al controllo continuo e costante, fa sapere Yael Maguire. Tuttavia la prospettiva di trovare accordi in merito non pare irraggiungibile.
E voi che ne pensate? Un progetto troppo ambizioso e irrealizzabile in tutte le zone previste? Oppure una rivoluzione futura delle modalità di connessione ad Internet?