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Quel che resta di un messaggio

Messaggio effimero

Una volta era il messaggio in bottiglia, affidato alle onde ed effimero nella sua essenza. Oggi c’è il messaggio in chat, da quelle scomparse come Snapchat, a quelle della posta privata o delle bacheche dei social più usati, Facebook e Twitter. La domanda è: che ne è dei nostri messaggi con il passare del tempo? Scompaiono misteriosamente tra le pieghe dell’effimero o si nascondono da qualche parte, in attesa che qualche algoritmo lo tiri fuori nuovamente?

Mark Cuban ha fondato CyberDust, alla ricerca di un insider trading sui social media. Pare che, al momento, nessuna grande azienda faccia caso a quel che accade “dopo” al nostro messaggio. Oggi, la comunicazione che (s)corre sul web ha un solo aggettivo con la quale essere definita: effimera, appunto. E non solo quella reale/irreale di Internet, ma anche la comunicazione telefonica. Pensiamo ad una telefonata: cosa c’è di più effimero? Un hic et nunc che si conclude nel momento in cui si chiude la chiamata.

Pensiamoci ancora: nella vita reale, tutte le comunicazioni avvengono in un contesto ben specifico e le persone presentano un’identità limitata a quel contesto. Se si è a ristorante, ad esempio, ci si comporta in un determinato modo; se si è a casa, in un altro; se, ancora, ci si trova in un ambiente affollato, in un altro ancora. Quel che ci caratterizza nella comunicazione online è la pressochè totale assenza della nostra identità. Tuttavia, la gente ci conosce proprio attraverso quello che scriviamo. Sia esso inerente la tecnologia o il gossip, la cucina o lo sport, il nostro background professionale è irrilevante.

L’attività rilevante dei social network di oggi è raccogliere informazioni personali degli utenti e distribuirle per indagini di mercato o affini. Per fortuna, oggi, la questione della privacy è molto sentita e diverse piattaforme cercano di ottenere informazioni pertinenti i propri utenti senza per questo chiedere specificatamente chissà quale informazione riguardo identità, amici o seguaci.

I nostri messaggi? Sembra non smettano di esistere. Anzi, a conti fatti, pare diventino il nostro biglietto da visita. Anche a posteriori.

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Pubblicato da
Federica Vitale