È iniziata oggi l’udienza per l’estradizione di Kim Dotcom, dalla Nuova Zelanda verso gli Stati Uniti D’America. Al tribunale di Auckland, si sono presentati molti attivisti per i diritti civili, compreso il professore Lawrence Lessig, titolare di una cattedra presso l’università di Harvard.
La vicenda di Kim Dotcom è nota ai più ma è giusto ricordarla: lui, i suoi soci e le loro due società (tra cui la allora famosa Megaupload) furono incriminati nel gennaio del 2012, dal Dipartimento di Giustizia dello stato della Virginia, per associazione dedita alla violazione di copyright e riciclaggio di denaro sporco; il 20 gennaio, le loro case furono perquisite accuratamente dalla polizia neozelandese. Dotcom fu poi arrestato insieme ai suoi tre soci, successivamente tutti rilasciati su cauzione.
Kim Dotcom ha sempre ritenuto la sua attività alla stregua di un normare servizio di cloud storage; inoltre, si è sempre battuto per la rimozione del materiale protetto da copyright archiviato presso i propri servizi. Cinque mesi fa, una nuova causa, accusa l’ideatore di Megaupload, Megavideo e Mega (forse non più sotto il suo diretto controllo)
, di istigare l’utenza a caricare materiare illegale, da condividere attraverso la rete.Secondo il professore Lessig, non ci sarebbe alcuna legge di diritto penale in grado di regolamentare l’estradizione di Kim Dotcom presso gli Stati Uniti; Lessig prosegue poi affermando che l’indifferenza, la negligenza e l’imprudenza non bastano a giustificare una violazione penale del copyright, ma servono prove schiaccianti e precise.
Le udienze dovrebbero proseguire per diverse settimane, prima di giungere ad una decisione definitiva; Kim Dotcom, dal canto suo, ha twittato: “Sto andando in tribunale oggi. La domanda è innovatore o pirata. La risposta è libertà o censura di Internet.”