Chissà quale forma di disagio ha colpito gli inquisitori dell’App store. Il mercato virtuale delle delle app che girano sui melafonini ha intimato ad Instagram, come solo i migliori poliziotti morali dell’Iran di Khomeini sanno fare, che da oggi in avanti non saranno più tollerati capezzoli, nudità e altre amenità della cute scoperta.

Tra i 400 milioni di utenti attivi su Instagram sinora qualcuno era riuscito ad aggirare le regole d’utilizzo, e tra qualche scatto ad un tramonto e una tazza di caffè, magari aveva postato un bel seno, con inquadrature più o meno artistiche. Insomma, festa finita, con buona pace di #freethenipple, la grande campagna (umanitaria?) organizzata da Miley Cyrus e Naomi Campbell, per permettere parità di diritti di esibizione di capezzoli tra uomo e donna. Infatti le star della musica e della moda avevano molte ragioni per protestare: la scure della censura era caduta, senza fare differenze, sia su Rihanna sia su tante fashion blogger nostrane che si erano spinte a mostrar troppo. Ma l’AD di Instagram, Kevin Systrom è giunto a mettere la parola definitiva sulla questione.

Il gran capo ha, infatti, annunciato – nel corso di un evento promosso da Dazed Media a Londra – che non si potranno più pubblicare foto in topless. E il motivo risiede nelle rigorose linee guida che limitano i contenuti consentiti su App Store di Apple. Insomma, la colpa è di quei bacchettoni della mela morsicata, memori forse del simbolo peccaminoso della mela addentata nell’Eden. L’App Store di Apple vieta esplicitamente la presenza di nudità all’interno delle applicazioni, a meno che l’app non sia valutata adatta solo per coloro di età superiore a 17. Un bel problema, perché Instagram ha lo scopo di fare appello al più vasto numero di utenti possibile. Con un target di età più elevato, per consentire la visione di contenuti più espliciti, si alienerebbe gli utenti più giovani.

L’app segue il rating “12+”, ovvero “utenti maggiori di dodici anni”, considerando i contenuti non sempre adatti a un pubblico non ancora adolescente. Le condizioni di utilizzo cui i profili devono obbedire vietano foto di “nudo”, anche “parziale”, oppure immagini dal contenuto suggestivamente “pornografico o sessuale”.

Per non farsi soprannominare Torquemada, Systrom ha detto però che Instagram resta “impegnato a tutelare la libertà artistica”, nonostante la censura. Quindi, a regola le immagini con cicatrici post-mastectomia e donne impegnate nell’allattamento saranno ammesse. È consentito anche postare scene di nudo in foto di dipinti e sculture, per la gioia di Sgarbi che potrà ancora farsi fotografare accanto all'”Origine del mondo” di Courbet senza incorrere in sanzioni.

A questo punto, se siamo degli oltranzisti della protesta #freethenipple, forse dovremmo cominciare a prendere in considerazione alternative al social network di Mr. Systrom, con features anche più avanzate per i professionisti e meno restrizioni nell’uso, come 500px, con buona pace dei bacchettoni di Apple e dei filtri finto-vintage di Instagram.

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