Il primo cervello artificiale parla italiano e si chiama Annabell (Artificial Neural Network with Adaptive Behavior Exploited for Language Learning). Mancava ancora qualcosa a fare dei robot qualcosa di molto vicino all’essere umano. E l’Università di Sassari sembra esserci riuscita.
Annabell è stata realizzata dal gruppo coordinato da Bruno Golosio, in collaborazione con quello di Angelo Cangelosi, dell’università di Plymouth. Una cooperazione internazionale per un risultato pienamente soddisfacente. Sì, perché questo cervello “robotico” è in grado di riconoscere parole e regole del linguaggio umano. Il tutto insegnato partendo dalle basi regolari di una lingua.
Il meccanismo che permette di far funzionare questo cervello è essenzialmente un sistema di due milioni di neuroni artificiali interconnessi. Proprio come una struttura cerebrale umana. ”E’ una sorta di cervello artificiale sviluppato per capire come le nostre competenze linguistiche emergono dai processi neurali che avvengono nel cervello
”, precisa appunto Golosio.Ovviamente, il progetto è ancora in fase di sviluppo. Ma il suo modello cognitivo fa già parte di un computer, anch’esso in fase di sviluppo. Per il momento, infatti, si tratta di un simulatore che agisce e risponde proprio come l’organo umano. Ed è proprio questa un’altra delle sue utilità: approfondire la conoscenza che si ha dei meccanismi di assoluta precisione del cervello.
Il passo successivo è quello di far crescere Annabell. Per far ciò, i ricercatori dovranno aumentare il numero di neuroni tuttora presenti e sviluppare quindi un robot che sia in grado localizzare gli oggetti nello spazio e di controllare i propri movimenti in assoluta autonomia.