Snoopy è tornato a terra. Il rottame andava a sommarsi allo space debris, ovvero alla spazzatura spaziale attorno l’orbita della Terra, ed era atteso nella giornata di ieri.
Così è stato. Non si è fatto attendere Snoopy, ripreso dalle immagini aeree dei ricercatori della Nasa, dell’Agenzia Spaziale Europea e dell’Agenzia Spaziale degli Emirati Arabi. L’inseguimento del rottame e della sua scia luminosa, per alcuni molto simile a quella di una cometa, è stato determinante per raccogliere dati relativi alla composizione dei materiali di cui è composto.
Snoopy per gli “amici”, WT1190F per la scienza. La sua “identità” è ancora da appurare, ma ci sono indizi che confermerebbero il suo legame con una missione davvero storica. Il relitto spaziale, infatti, sarebbe per alcuni ricercatori dell’INAF collegabile al modulo dell’Apollo 10, Snoopy appunto, della missione Nasa lanciata nel 1969 per provare la manovra di allunaggio.
Il rientro di oggetti spaziali sul nostro pianeta è prassi ormai da alcuni anni. Soprattutto di quelli con un’orbita particolarmente eccentrica. Lo scopo degli scienziati è proprio quello di testare le procedure da seguire in casi simili in occasioni di missioni spaziali. In tal modo, nel corso della mattina di ieri, Snoopy ha fatto rientro alle 07:19 (ora italiana) bruciandosi al contatto con l’atmosfera sopra l’oceano indiano, a circa 100 chilometri a sud delle coste dello Sri Lanka. Nessun pericolo, dunque, per le zone popolate della regione.
Al momento di WT1190F si sa che è di colore sull’arancione, ha una forma riconducibile a quella di un tamburo ed è lungo circa tre metri per un peso di 10 quintali. Di questo debris spaziale si ha notizia dal febbraio 2013 e finora è stato seguito dai tecnici della Nasa, in collaborazione con quelli dell’Esa e dell’International Astronomical Center di Abu Dhabi.
Piccola curiosità: il modulo si chiama Snoopy in onore al famoso cagnolino disegnato da Charlie Brown, al quale invece è stato intitolato il modulo di comando.