Cambiamenti climatici e gran caldo: è l’allarme di un gruppo di esperti lanciato in questi giorni di “estate” autunnale. Entro il 2060, l’approvvigionamento idrico non sarà più lo stesso. Diverse zone della Terra, infatti, sono a rischio e la scarsità d’acqua un aspetto ormai concreto da considerare.
Dagli Stati Uniti all’Oriente, nessun’area è immune dall’essere colpita da un clima sempre più bizzarro. E, nel prossimo secolo, gran parte del nostro pianeta potrebbe risentire della difficoltà di accesso ai bacini d’acqua che oggi garantiscono il giusto apporto alle popolazioni che li abitano. Nello specifico, sono 97 i bacini idrografici compromessi. Questi dipendono dalla fusione dei banchi di neve nell’emisfero nord che, oggigiorno, stanno patendo un declino inesorabile.
Lo studio
I dati inquietanti relativi al cambiamento climatico di questi anni sono stati raccolti da un team della Columbia University. “Le conseguenze della riduzione dei manti nevosi non sono uguali dappertutto, variano anche in base a dove e quando le persone hanno bisogno d’acqua“, spiega l’autore della ricerca, Justin Mankin. “In molti luoghi, i gestori idrici dovranno prepararsi a un mondo in cui le riserve nevose non esisteranno più“.
Nessuno è immune dal pericolo. A rischio diversi paesi europei. Portogallo, Spagna, Francia meridionale, Balcani e Italia orientale sono solo alcune delle aree che dovranno essere maggiormente monitorate. Mentre, oltre oceano, alcune regioni della California sono quelle più compromesse. In allarme anche alcune zone agricole del Medio Oriente.
Rischiano maggiormente quell’1,45 miliardi di persone che popola queste regioni sempre più aride. Destinate a raggiungere i 2 miliardi in pochi decenni. E la causa è il caldo insostenibile che limita, riducendole, le nevi invernali. Queste, infatti, scarseggiando mettono a rischio l’esistenza dei ghiacciai.