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WhatsApp, messaggi falsi per diffondere terrore dopo gli attentati di Parigi

WhatsApp in questi giorni di terrore può essere utilizzato per creare tensioni e proprio una donna e la figlia sono state coinvolte tramite un messaggio diventato virale di un falso allarme terrorismo.

Venerdì sera, intorno alle ore 22, una mamma con la propria figlia si sono presentate negli uffici della polizia postale di viale Trastevere a Roma, per spiegare che il messaggio vocale divenuto virale che indicava un imminente attacco terroristico era solamente una bugia detta per evitare che la ragazza uscisse di casa.

Come detto da Matteo Renzi, il messaggio, può considerarsi come procurato allarme visto che in centinaia hanno sentito la nota audio divenuta virale nel giro di poche ore. La Polizia era già a lavoro per identificare gli autori del messaggio tanto che la donna ha deciso di costituirsi direttamente presso gli uffici delle forze dell’ordine.

Whatsapp strumento per provocare falsi allarmi

Nel messaggio audio la madre avverte la ragazza di non uscire di casa poiché nel giro di poche ore sarebbe avvenuto un attacco terroristico nel centro di Roma. A essere colpiti, saranno specialmente i giovani che  frequentano i luoghi della movida. La mamma precisa anche che la fonte sarebbe una sua amica che lavora per il Ministero dell’interno.

Su Facebook è intervenuta la stessa Polizia di Stato tramite «Agente Lisa» che ha specificato come la notizia sia completamente una bufala.

Purtroppo non è la prima volta che queste notizie circolano in rete visto che mesi fa sempre su WhatsApp un gentiluomo arabo avvertiva del rischio bomba una giovane donna che gli aveva restituito il portafoglio smarrito. “Donna – gli diceva l’uomo – non frequenti grandi città e non utilizzi la metropolitana il 1 maggio”.

Utilizzare smartphone Android oppure iPhone tramite servizi di messaggistica istantanea per provocare allarmi è un reato quindi prima di condividere messaggi di allarme è necessario sempre verificare la fonte e la relativa attendibilità.

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Pubblicato da
D'Orazi Dario
Tags: whatsapp