Dopo decenni di crescita industriale incontrollata, la Cina è costretta a fare marcia indietro. In occasione della Cop21, la conferenza internazionale sul clima con sede a Parigi, il capo della delegazione cinese Xie Zhenhua deve riconoscere le preoccupazioni dell’occidente. In un Paese in cui respirare aria pulita è un lusso, le emissioni di anidride carbonica e l’utilizzo di energie fortemente inquinanti andranno drasticamente ridotti.
Già quest’anno, secondo il Tyndall Centre for Climate Change Research dell’università East Anglia, si possono vedere i primi risultati. Le stime degli studiosi, infatti, vedono una diminuzione del 4 per cento nelle emissioni di CO2 rispetto al 2014. È in crescita, invece, l’utilizzo delle energie rinnovabili: soltanto quest’anno hanno fornito il 59% della nuova capacità di picco. Xie Zhenhua, quindi, ha smesso di evitare il problema dell’inquinamento e le responsabilità della Cina. Dopo aver a lungo sostenuto che questo problema appartenesse soltanto al mondo ricco e non a quello in via di sviluppo, anche lui si impegna a cercare fonti ecosostenibili.
Le manovre necessarie, però, sono ancora tante. Come afferma Ban Ki-moon, il segretario delle Nazioni Unite: “La catastrofe climatica incombe: il mondo si aspetta da voi più di mezze misure. Le decisioni che prenderete a Parigi avranno ripercussioni per i secoli a venire. Il mondo intero ha gli occhi puntati su di voi. Sette miliardi di persone vogliono sapere che voi, i leader politici, avete a cuore i loro interessi e quelli dei loro figli”.