Usciamo per un momento dalla realtà che conosciamo (e di cui parliamo tanto), fatta di tavolette sensibili al tocco e telefonini intelligenti, per farci catturare dalla magia del Natale che le simpatiche ragazze del blog “I Trentenni” ci mostrano.
Per chi non è più giovincello sa bene del progresso tecnologico compiuto negli ultimi 30 anni. Durante gli anni 80 non si andava in giro con un piccolo dispositivo che permetteva di ascoltare musica o di chiamare qualcuno per strada senza l’uso di un telefono pubblico a gettoni.
Allo stesso modo anche per l’ambito videoludico le cose sono cambiate parecchio. Nel tempo abbiamo avuto modo di assistere ad un passaggio di testimoni che è andato dal Commodore fino alla Playstation 4 con un conseguente cambiamento delle modalità, dei controller e della grafica nelle consolle.
Gli autori, anzi sarebbe meglio dire le autrici, dell’originale filmato riportato a fine articolo, ci mostrano la risposta dei bambini di fronte a giochi come il Grillo Parlante, o il pupazzo Rainbow Brite.
Attraverso la loro prospettiva abbiamo la possibilità di scoprire come sarebbe per un bambino, adesso, utilizzare un gioco che apparteneva alla loro infanzia. Progresso, innocenza e nostalgia sono gli elementi inseriti in questo video di Natale.
Il filmato è stato realizzato sotto forma d’intervista rivolta a 6 bimbi, con un’età che va dai 4 ai 7 anni e per niente timidi nel rispondere alle domande davanti alla videocamera. Dalle risposte scopriamo come alcuni eroi e personaggi preferiti di favole classiche continuino a sopravvivere, nonostante gli anni che si portano dietro, e di come il rito della lettera a babbo natale, frutto della nostra tradizione culturale, non sia per niente cambiato.
Una bella idea, dunque, quella avuta dalle ragazze, che dimostrano come un gioco agli occhi di un bambino rimanga tale anche se di un’altra generazione e senza schermo o comandi touch. Forse nell’intento delle tre c’è anche quello di mandare un rimprovero ai genitori di questo decennio intenti a crescere i propri figli con l’aiuto, non sempre positivo, della tecnologia.