Whoosnap è un’applicazione disponibile sia per Android che per iOS che consente di farsi assumere come freelance per fare degli scatti con il proprio smartphone.
Viviamo in un epoca in cui tutto e social, ma non solo, spesso per condividere qualcosa si utilizza una foto invece delle parole. Instagram ne è una chiara prova, dando la possibilità a milioni di utenti di creare una propria bacheca fotografica, sulla quale esibire i propri scatti editati con i numerosi filtri a disposizione.
In uno scenario del genere, per quale motivo non sfruttare la fotocamera del proprio smartphone per fare anche qualche piccolo guadagno extra?
Con Whoosnap è possibile trasformarsi in un fotoreporter recandosi nel luogo in cui è richiesto di fare una foto.
Come funziona Whoosnap
Il funzionamento dell’app è basato sulla geolocalizzazione che permette di visionare, tramite l’apposita mappa, la posizione esatta in cui recarsi per scattare l’istantanea commissionata. Il compenso in denaro è stabilito dal richiedente che, una volta visualizzato lo scatto, decide se acquistarlo o meno.
Nonostante la giovane età dell’applicazione (rilasciata ad agosto 2015), sono stati presi tutti i provvedimenti per renderla affidabile come: la certificazione del luogo e del momento in cui sono state fatte le fotografie, grazie ad al sistema gps, e la gestione dei diritti sull’immagine.
Diritti sull’immagine
Con la pubblicazione di uno scatto l’utente mantiene il diritto d’autore e cede a Whoosnap il diritto esclusivo di utilizzo, di pubblicazione e vendita dello stesso. Una volta compiuta la vendita, anche il diritto d’autore passa a Whoosnap. L’acquirente dell’immagine avrà una licenza non-esclusiva e non-trasferibile per utilizzare, riprodurre, modificare, pubblicare e mostrare i contenuti senza però poter rivendere tale fotografia, se non acquistando a parte i “diritti di esclusiva”.
Il paragone con Uber è scontato. Rimane da chiedersi se anche questa buona idea causerà le stesse conseguenze, in quanto, se da una parte è conveniente, dal punto di vista del risparmio, per gli editori, dall’altra tende a svalutare il lavoro di qualità dei fotografi professionisti.
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