Amazon tenta ancora di farsi spazio nel difficile mercato mobile. Questa volta cambia totalmente approccio e cerca di realizzare un proprio ecosistema, alternativo a quello di Google.
Non è passato molto tempo dall’annuncio di Amazon circa il fallimento del suo smartphone, il Fire Phone, che, dopo appena un anno dalla sua commercializzazione, non ha ottenuto i risultati sperati. A niente son servite le strategie di abbattimento dei prezzi. Il dispositivo non ha convinto nè critica, nè pubblico e ha costretto i vertici dell’azienda americana ad ammettere il flop con conseguente licenziamento di tutti gli ingegneri che si erano occupati del progetto.
Il passo falso,però, sembra non aver abbattuto Amazon, intenzionata a rientrare in un mercato ostico, quello degli smartphone, pure per un gigante della sua portata.
L’obbiettivo si sposta: non produrre più hardware ma concentrarsi, solo ed esclusivamente, sul software. Il colosso dell’e-commerce vuole compiere una completa integrazione dei suoi servizi all’interno dei sistemi operativi fatti girare su smartphone realizzati da terzi.
Questo vorrebbe dire realizzare, probabilmente, una propria versione di Android, andando, quindi, a sostituire tutti i servizi di Google. Si potrebbe, in questo modo, utilizzare, per esempio, l’assistente personale Alexa in sostituzione di Google Now, o realizzare offerte come l’accesso gratuito al programma Prime, per un particolare periodo limitato di tempo.
A queste ambizioni si contrappone solamente un ostacolo, anzi potremmo dire quasi un muro: Google. La clausola “anti-frammentazione”, imposta dal leader delle ricerche web ai produttori di smartphone, richiede il sostegno dei propri servizi quindi l’utilizzo dei suoi Google Play Servicies e del Google Play Store (oltre ad altri limiti come le modifiche all’interfaccia).
Potrebbe, dunque, risultare difficile, in tal senso, per Amazon trovare partner che siano disposti ad avvicinarsi al suo progetto, interrompendo, di conseguenza, i rapporti con Big G.