Zolfo, derivante dagli scarti del petrolio, e bucce d’arancia sarebbero sufficienti per depurare l’acqua di mari e fiumi.
L’inquinamento di falde acquifere, fiumi e a mari è una delle conseguenze più atroci dell’accanita antropizzazione.
Dagli studi effettuati dal team di ricercatori australiani della Flinders University emergono interessanti risultati relativi a metodi alternativi per depurare l’acqua.
Mari, fiumi, acquedotti e falde acquifere di ogni genere sarebbero depurabili sfruttando le bucce di arancia e lo zolfo derivante dagli scarti di lavorazione del petrolio.
I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista scientifica, Angewandte Chemie, evidenziano la presenza nelle bucce d’arancia di limonene. Questa sostanza, unita allo zolfo – derivante dagli scarti di lavorazione del petrolio – , permette di creare un particolare polimero capace di depurare l’acqua da sostanze tossiche.
Il polimero inventato dall’università australiana, in collaborazione con università inglese, americane e portoghesi, è in grado di eliminare dalle falde acquifere la quasi totalità di mercurio presente.
Limonene e Zolfo sono presenti in quantità elevatissime, per tanto procurarseli non è né costoso né complicato. Il polimero, derivante dall’unione delle due sostanze, potrebbe essere disponibile da subito in grandi quantità, permettendo la depurazione di mari, fiumi e falde acquifere. Tutto in tempi brevissimi.
Rivestendo le tubature con il polimero appena scoperto, le acque sarebbero liberate dal mercurio semplicemente scorrendo all’interno degli acquedotti.
Se il nuovo metodo di depurazione non rimanesse un mero risultato di un ricerca scientifica, saremmo davanti ad un’autentica rivoluzione.