Il diritto di essere dimenticati è uno dei punti di maggior contesa tra le autorità sulla privacy di Google e l’Unione Europea. Il gigante tech assicura che sarà possibile nascondere il contenuto rimosso da tutte le versioni del motore di ricerca se visualizzato in Europa.
All’indomani della sentenza sul “diritto all’oblio”, i cittadini dell’UE possono chiedere ai motori di ricerca di rimuovere le informazioni su di loro. I risultati, quindi, una volta rimossi non appariranno più nelle ricerche eseguite nel Vecchio Continente sul popolare motore di ricerca.
Le autorità di regolamentazione UE in materia di privacy è stata molto chiara e, in precedenza, aveva chiesto alla società di procedere in tal senso. Fino ad ora, quindi, i risultati di una eventuale ricerca sarebbero stati rimossi sotto quella che è definita “diritto di essere dimenticati”. E, di fatto, sono stati omessi solo dalle versioni europee di Google, quali ad esempio google.co.uk o google.fr. L’autorità per la protezione dei dati francese aveva minacciato la società con una multa se non avesse proceduto a rimuovere i dati dai siti globali, come google.com, allo stesso modo che su quelli europei.
Dal canto suo, l’azienda statunitense ha difeso la sua posizione rispetto alla richiesta delle autorità francesi perché, fare altrimenti, avrebbe un effetto raggelante sulla libera circolazione delle informazioni. Per rispondere alle preoccupazioni delle autorità europee, dunque, il gigante di Internet presto inizierà un’opera di “bonifica” su tutti i suoi siti web su richiesta della persona interessata. Ciò significa che se un residente tedesco chiede a Google di depennare dall’elenco un link sotto la ricerca del proprio nome, il link in questione non sarà visibile se la ricerca sarà condotta dalla Germania.
La sentenza risale al 2014. Da allora, Google ha ricevuto 386.038 richieste di rimozione. E ne ha accettate circa il 42 per cento. Questo “filtraggio” verrà applicato ogni qualvolta verrà rilevato un indirizzo IP di provenienza europea. Tuttavia, gli utenti al di fuori dell’Europa continueranno a vedere una serie di risultati inediti.
Il provvedimento sarà in vigore da metà febbraio.