L’FBI non avrebbe bisogno della collaborazione di Apple per sbloccare i suoi iPhone. La questione che vede interessate la più importante agenzia investigativa al mondo e la mela più ambita, relativa alla tragedia di San Bernardino, non sembra avere fine.
La possibilità di sbloccare un iPhone senza che vi sia la necessità di utilizzare un codice. Sembra però un traguardo reale. Quello che fino a qualche giorno fa era una vera e propria richiesta “forzata”, con tanto di schieramenti da parte di aziende a supporto di Apple – Google, Microsoft, Mozilla, e tanti altri – oggi pare non avere più alcuna importanza. L’FBI ci pensa da sola.
Tuttavia, è pur vero che le autorità americane stanno cercando tuttora di forzare Apple nel fornire un software apposito. Ma, da Cupertino, non sembra trapelare alcun dietrofront a tal proposito. Emerge, soprattutto da quanto comunicato dal senior vice president of software and services di Apple Eddy Cue: “In primo luogo, aiutiamo sempre Fbi e polizia, in questo e in molti altri casi. Forniamo tutti i dati che sono in nostro possesso. In questo caso, il problema è che vogliono l’unica cosa che non siamo in grado di dare. Quello che vogliono è avere una chiave per la porta sul retro della vostra casa. E se non sono in grado di avere questa chiave, ci chiedono di cambiare la serratura per utilizzare la loro chiave universale con cui poter aprire tutte le altre case con la stessa serratura. Se noi facciamo questa cosa, cambieremo le serrature di tutti gli iPhone, e l’FBI avrà le chiavi per entrare. Il rischio, è che questa chiave possa poi essere trovata anche da terroristi, criminali e pirati informatici”.
L’effetto Edward Snowden
Nome e volto noto dal 2013 quello dell’ex tecnico della NSA, che balzò agli onori delle cronache per aver deliberatamente diffuso alcune informazioni sui piani dell’intelligence. “Esiliato” in Russia, una condanna federale lo attenderebbe a braccia aperte negli Stati Uniti.
Ma nel caso Apple vs FBI Snowden ha detto la sua. Le ha definite, testuali parole, “stronzate” le ipotesi avanzate dall’FBI riguardo al fatto che Cupertino abbia i meccanismi esclusivi per sbloccare i propri iPhone. È per questo che, probabilmente, sarebbe confermata la volontà da parte dell’agenzia investigativa di “costringere” Apple ad installare una backdoor in iOS, allo scopo di penetrare gli iPhone di chiunque.
Quindi, sempre per Snowden, l’FBI in realtà potrebbe entrare nell’iPhone dell’autore della strage di San Bernardino molto facilmente. Infatti, bastano 10 tentativi falliti affinché il meccanismo cancelli i dati del telefono. Come spiega ancora, basta rimuovere la memoria NAND del dispositivo e sostituirla con una vergine. Una volta eseguita questa operazione, si possono provare centinaia di password fino a trovare quella giusta. E, se l’accesso viene consentito, scambiando la memoria, si accede al vecchio contenuto.
A chi credere, dunque? All’FBI, a Apple o, adesso, anche a Snowden?