Tema dibattuto negli ultimi anni, quello di una sharing economy che, necessariamente, sta diventando sempre più sostenibile. E, non meno importante, inclusiva dei diritti dei consumatori, oltre ad essere aperta a leggi che la promuovano invece che ingessarla.
Comunicato stampa di Altroconsumo – La presentazione dell’analisi Sharing economy: quando il valore è partecipato, tratta dallo studio internazionale Collaboration or business? Collaborative consumption: unlocking its real value for the users è la prima delle tappe del percorso iniziato col Manifesto del luglio 2015, che a settembre 2016 culminerà nel Festival Altroconsumo al Castello Sforzesco a Milano #IOCONDIVIDO.
Airbnb, Collaboriamo.org, DeRev, Gnammo, Netcomm, Uber, Altroconsumo, gli esponenti dell’Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica che lavorano sulla proposta di legge alla Camera dei Deputati, tutti a confronto per soluzioni condivise.
L’analisi condotta nasce dall’indagine statistica su un campione di 8.679 consumatori europei (2.336 in Italia) per misurare partecipazione, motivazioni e soddisfazione. Risultati per l’Italia: il 62% ha partecipato almeno una volta a esperienze di consumo collaborativo.
Tra chi ha provato esperienze di mobilità e alloggi si dichiara molto soddisfatto l’80% del campione; percentuali ridotte tra chi non lo è: rispettivamente il 4% e il 3%. La non partecipazione è ricondotta a mancanza di necessità (61%) e alla barriera degli aspetti informativi (43%). Solo un quarto di chi non ha mai partecipato ha citato come motivo la sfiducia nelle persone.
Aleggia la spaccatura del digital divide e dell’alfabetizzazione tecnologica l’utilizzo è maggiore infatti al di sotto dei 37 anni (76%). La maggior parte delle piattaforme (P2P) sembra operare in modo efficiente e offre la possibilità di transazioni monetizzate anche con valute alternative o non monetizzate. Il tasso di soddisfazione di chi ne ha fatto esperienza è alto.
Le barriere di entrata nella sharing economy sono aggirabili, pochi e accessibili sono gli strumenti di cui gli utenti hanno bisogno. Il meccanismo di forza dell’utilizzo delle piattaforme è il basso costo di accesso nonché la possibilità di creare un mercato di redistribuzione di risorse e servizi. I dati della ricerca lo confermano.
La sfida normativa è oggi la concretezza del Disegno di legge sulla sharing economy in via di definizione. Per Altroconsumo lo sforzo è abilitare modelli innovativi di servizio, non reprimerli o burocratizzarli. Quale sia il confine tra un’attività professionale o meno è la sfida in gioco. La proposta di legge definisce a fini fiscali, non regolatori, una soglia di reddito entro la quale un’attività possa essere considerata integrazione, aldilà della quale si tratterebbe invece di attività professionale. Ambiti diversi, che emergono dallo studio di Altroconsumo come due diversi mercati: mentre nel rapporto tra utenti e piattaforma digitale si applica la normativa riguardante internet (e-commerce), per il servizio fornito dal prosumer ai consumatori della piattaforma la normativa applicabile rimane quella del codice civile.
Lo studio stigmatizza anche criticità in essere. Il settore non emerge aperto alla condivisione di informazioni: poca trasparenza e riluttanza alla comunicazione soprattutto riguardo dati economici, fiscali e di gestione dei dati personali degli users. Nel luglio del 2015 Altroconsumo ha proposto un memorandum. La sfida è vedere nelle organizzazioni dei consumatori un interlocutore per l’eliminazione delle eventuali pratiche commerciali scorrette e clausole vessatorie, per la risoluzione delle controversie (ADR) e responsabilizzazione delle piattaforme.
Appuntamento al 24 e 25 settembre al Castello Sforzesco a Milano #IOCONDIVIDO.