Ad ogni prodotto il suo processore. Al giorno d’oggi le architetture hardware dominanti sono sostanzialmente 4: l’Exynos utilizzato da Samsung, il Qualcomm Snapdragon che invece è utilizzato da svariati produttori, il MediaTek e il Kirin proprietario di Huawei. E Intel che ruolo ha in tutto questo?Intel è il più grande produttore al mondo di chipset, ma ironia della sorte nel settore della telefonia mobile non riesce a sfondare. La domanda è: perché?
Bisogna partire dalle basi, ovvero da che cosa si intende quando si parla di SoC. Innanzitutto è un acronimo che si utilizza in maniera massiva specialmente quando si parla di dispositivi elettronici per lo più in ambito mobile. SoC significa System-on-a-Chip ed è sostanzialmente l’insieme di tutti i componenti elettronici necessari ad alimentare un dispositivo come uno smartphone, un tablet o un wearable device, tutti in un unico circuito integrato.
Ora viene da chiedersi come sia possibile che uno tra i più grandi produttori di processori che alimentano tantissimi computer nel mondo non riesca ad emergere nell’ecosistema mobile.
SoC Intel e dispositivi mobili: è tutto ok?
In passato, uno dei problemi con i chip Intel era proprio la mancanza di innovazione e la realizzazione di chipset che erano troppo indietro rispetto alla concorrenza. Non solo, ma in termini di grafica e prestazioni non si avvicinavano minimamente, senza considera la pessima gestione del calore (sembrava di avere tra le mani uno Snapdragon 810 e il modello non è messo a caso). Fino a poco tempo fa i SoC Intel non supportavano nemmeno il 4G.
Un altro fatto da considerare è che tutti i SoC della concorrenza sono basati sull’architettura ARM, mentre Intel affonda le radici nelle architetture x86 a 32 bit (ora diventate x64, con il supporto ai 64 bit), sostanzialmente nient’alto che versioni ridotte, riviste e “corrette” delle CPU dei PC.
Questo ha rappresentato un enorme ostacolo per la diffusione dei chip Intel proprio perché tutti gli altri OEM stavano lavorando (e tutt’ora hanno a che fare) con tecnologia ARM, ricominciare tutto da capo su una nuova piattaforma (Intel x86) è stato difficoltoso.
Infatti, molte applicazioni hanno dovuto essere riscritte per essere compatibili con gli x86 e nonostante il produttore avesse dichiarato che i SoC Intel erano progettati per emulare il sistema ARM, molte app non sono mai arrivate ad essere compatibili al 100%.
Nel 1990 Nokia ha adottato e reso popolare l’architettura ARM, tanto che oggi è proprio la più utilizzata. Per i primi iPad della Apple non si sapeva se il brand optasse per un chipset Intel o SoC ARM. Intel decise di declinare l’offerta di Apple di montare i suoi chipset all’interno degli iPad e di conseguenza quest’ultima ha utilizzato l’architettura ARM. Quando nel 2010 Intel si è resa conto di aver fatto un terribile errore ci ha riprovato, ma l’affare, ovviamente, non è andato a buon fine.
Questione di orgoglio? Molto probabile. Tra l’altro si tratta dello stesso, identico errore fatto sia da Nokia che dalla Symbian Foundation: si sono crogiolati sugli allori, hanno pensato di essere arrivati e hanno perso di vista la continua e velocissima evoluzione tecnologica, restando indietro. Intel è un colosso forte nel campo dell’informatica e dei computer, ma debole nel mercato mobile perché lento a innovarsi e adattarsi.
In conclusione, al giorno d’oggi Intel ha fatto enormi sforzi per adeguarsi alla concorrenza. Un ottimo esempio lo troviamo in quasi tutti i dispositivi della linea Zenfone di Asus, dove il SoC Intel lavora bene, non scalda, lagga poco, riesce a gestire giochi abbastanza pesanti senza eccessivi sacrifici a livello grafico.
Intel lo troviamo in molti wearable come alcuni orologi TAG Heuer, il primo modello dei Google Glass e molti altri dispositivi.
Tutto questo ci fa capire che forse il destino di Intel sfonderà nel mondo dei dispositivi indossabili, o almeno al momento la tendenza è questa.
L’ecosistema mobile è molto variabile e poco affidabile nel lungo termine. Se da un lato è vero che la concorrenza tra i produttori di SoC diventa più forte di giorno in giorno, dall’altro potrebbe cambiare vento d’improvviso ed ecco che Intel si ritroverebbe ad avere nuovamente un asso nella manica per riuscire a conquistarsi un’ottima fetta di mercato laddove oggi vacilla. E questa volta, però, l’orgoglio lo deve mettere da parte.