Apple non è l’unico gigante tecnologico a dover far fronte alle richieste del governo di procedere a sbloccare i propri smartphone. Alphabet, unità di Google, ha riferito come riferito è stato ordinato di aiutare gli agenti federali cellulari aperte in sette stati.
L’American Civil Liberties Union ha rilevato ben 63 casi, risalenti al 2008, in cui il governo ha richiesto un ordine del tribunale per aiutarlo a penetrare i dati di accesso di un cellulare bloccato. Lo ha riferito Wall Street Journal, informando che prima dell’iPhone di Apple, questo tipo di richieste furono avanzata già a metà del 2007.
I dettagli del caso sarebbero emersi all’indomani della dichiarazione, da parte di un giudice federale del Dipartimento di Giustizia americano, che non è più necessario costringere Apple a contribuire a sbloccare l’iPhone 5C protetto da password e usato da Syed Farook, uno dei due killer della strage di San Bernardino, in California. Il Dipartimento di Giustizia ha detto, infatti, che l’FBI è stata in grado di accedere ai dati dell’iPhone in questione con l’assistenza di un utente esterno non identificato – ma di cui si vocifera una possibile appartenenza – e senza l’aiuto di Apple. Quest’ultima aveva sostenuto che un ordine del tribunale l’aveva costretta a sviluppare un software per bypassare le proprie protezioni di sicurezza e questo si sarebbe sarebbe rivelato pericoloso oltrechè un precedente. La creazione di una “backdoor” per l’utilizzo da parte del governo avrebbe fatto in modo che tutti gli iPhone sarebbero risultati più vulnerabili agli hacker, ai criminali e alle spie.
Google, dal canto suo, schierata a favore di Cupertino, ha dichiarato sulle pagine del WSJ di essere fortemente contraria alle pressioni del governo, soprattutto se queste sono richieste relative allo sviluppo di “nuovi strumenti che compromettono attivamente la sicurezza dei nostri prodotti”. E, a prova di ciò, ha continuato: “Google è tra le molte aziende di tecnologia che hanno sostenuto Apple nella sua lotta con l’FBI”.
La All Writs Act è una legge legata a questioni di privacy e utilizzata nei casi specifici che hanno visto come protagonista Google e che coinvolgono le indagini da parte dell’FBI e dei Servizi Segreti. I procuratori hanno cercato di usare la legge – risalente addirittura al 18 esimo secolo – per costringere i produttori di smartphone a consentire l’accesso ai dati, scatenando un dibattito sulla privacy. I primi casi che si sono basati su tale legge risalgono, appunto, al 2008.
In uno dei casi che coinvolgono Google, del 2015, i procuratori hanno ottenuto un ordine del tribunale costringendo Big G a fornire assistenza nell’ottenere i dati di un Alcatel e di un cellulare Kyocera, con sistema operativo Android. Una richiesta presentata al tribunale il mese scorso da Apple indicava circa una dozzina di casi in cui il Dipartimento di Giustizia stava perseguendo ordini simili e tutti coinvolgevano degli iPhone.