Si chiamano NeuroGoggles e sono il progetto tutto Made in Italy di una start up italiana, NeuroTeam. Tutta italiana e, per la precisione, siciliana, visto che l’idea è stata partorita dal palermitano Massimiliano Oliveri.
Un dottorando molto intraprendente, che ha tessuto la propria preparazione ad Harvard. Medico specialista in neurologia, docente all’Università di Palermo e, oggi, anche amministratore delegato dell’azienda NeuroTeam, che ha fondato nel 2014 insieme ad altri sette soci.
Ed è in questa, chiamiamola con licenza parlando, incubatrice che sono nati i Neurogoggles, ovvero in apparenza nulla di diverso da un paio di occhiali, seppur con un design abbastanza strano. In realtà, non si tratta affatto di semplici occhiali, ma di un dispositivo ideato per potenziare l’attività cerebrale. Il loro compito, dunque, è quello di produrre delle distorsioni visive in determinate aree del cervello.
In pratica, quando li si indossa, la persona ha l’illusione che gli oggetti siano altrove rispetto al punto in cui realmente si trovano. Quindi, dovrà fare uno sforzo maggiore per focalizzarlo, esercitando determinate zone del cervello. Quest’ultimo, con l’uso di tali occhiali, sarà poi spronato e allenato a correggere ogni errore.
Un metodo efficacie ed innovativo che si traduce in una riabilitazione
in chiave moderna. Gli effetti sulla materia grigia, infatti, sono equiparabili a quelli prodotti dalle onde elettriche o magnetiche oggi in uso. Ad ogni modo, i vantaggi sarebbero maggiori poiché il trattamento non prevede necessariamente un ricovero ospedaliero, ma semplicemente un controllo virtuale medico. Il paziente, dunque, è libero di condurre una vita normale pur seguendo la terapia.Anche in termini economici questa terapia è vantaggiose: a fronte di circa 50 euro, gli occhiali sono accessibili a chiunque. E, al momento, il primo campo di applicazione dei Neurogoggles, in fase sperimentale, è stato quello relativo alla riabilitazione dei deficit cerebrali, ossia il trattamento di pazienti con disturbi dello sviluppo e dell’apprendimento, vittime di traumi cerebrali e soggetti con patologie correlate al funzionamento del cervello – basti pensare al morbo di Alzheimer, agli ictus e alle demenze. Ed è proprio nei pazienti con tali patologie che si è registrato un miglioramento nei livelli di linguaggio, attenzione e memoria.
Insomma, la sfida dei wearable device non è solo ad uso esclusivo di un’utenza in cerca di tecnologia sofisticate. Con Neuroteam, infatti, si va oltre, e si pensa anche ad un pubblico con difficoltà che oggi, proprio con quelle moderne tecnologie, può essere in grado di correggere, se non guarire, da problematiche debilitanti.