Google continua ad espandersi ininterrottamente guadagnando terreno su tutti i fronti della tecnologia. Ormai, infatti, non si tratta più di un mero motore di ricerca, ma si una risorsa universale per ogni device. Big G è diventato sinonimo di browser, di app e perfino di sistema operativo grazie alla creazione di Android. La sua vasta rete di servizi gli permette di controllare non solo i PC, ma anche smartphone, tablet, smartwatch e smart TV. Ecco perché l’imposizione di alcune applicazioni suoi suoi dispositivi gli è costata l’accusa di abuso di posizione dominante.
La diatriba con l’antitrust europeo
Dopo aver acquisito centinaia di società e aver stretto contratti con i maggiori produttori di smartphone, la posizione di Google si è rafforzata sempre di più. Non è questo, però, che ha fatto scattare le indagini sul conto della compagnia. L’antitrust Ue ha accusato il colosso di Mountain View soltanto in seguito all’installazione di default delle sue app nei dispositivi. Il browser Chrome, Gmail, YouTube, Google Maps, Hangout e altri servizi vengono proposti direttamente agli utenti sui device Android. Queste applicazioni, inoltre, non possono essere disinstallate dai device, ma soltanto disattivate. Si tratta, quindi, di una sorta di imposizione. Se non si vogliono utilizzare questi servizi, infatti, si è comunque costretti a conservarli sui propri dispositivi. In questo modo, però, si rischia di occupare spazio e memoria inutilmente.
Il potere di Google sulle altre società
Google e le sue applicazioni sono ben accettate dai produttori di smartphone perché garantiscono un tornaconto importante. Big G, infatti, fornisce un sistema operativo open source facilmente adattabile e modificabile da ogni sviluppatore. A detta della compagnia, si tratta di un modello di innovazione aperta, in cui si fornisce un software di ottima qualità a quasi nessun costo. Le altre società devono soltanto preinstallare il pacchetto di app
di Google per avere l’intero sistema operativo a loro disposizione.