Anche il gestore Wind è finito nel mirino dell’Antitrust che, dopo aver fermato le rimodulazioni di altri importanti operatori nazionali, ha bloccato anche la rimodulazione del gestore arancione che avrebbe dovuto ritoccare le offerte Wind All Inclusive che sarebbero state trasformate in Maxi.
Come vi avevamo anticipato in questo articolo, il gestore Wind aveva diramato un annuncio nel quale spiegava che tale rimodulazione sarebbe entrata in vigore a partire dal 29 aprile 2016. I piani All Inclusive coinvolti sarebbero stati rimodulati con l’aggiunta di 1 GB di traffico Internet a fronte di un costo aggiuntivo di 1, 50 euro. Le offerte che avrebbero dovuto subire la rimodulazione erano le seguenti:
• All Inclusive Fresh;
• All Inclusive Limited Edition;
• All Inclusive Special;
• All Inclusive Wind Unlimited;
• All Inclusive Young Edition.
Dopo le denunce da parte dell’Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori, però, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha bloccato la rimodulazione che riguardava le suddette offerte.
Come si legge dalla nota ufficiale pubblicata dall’Antitrust, il provvedimento che è stato preso consiste in una “sospensione provvisoria del servizio telefonico opzionale All Inclusive Maxi di Wind Telecomunicazioni” oltre che del “relativo addebito a tutti i clienti che non hanno manifestato un consenso espresso all’attivazione”.
Fra i motivi che hanno portato l’Antitrust a sospendere provvisoriamente la rimodulazione in questione, troviamo in primo luogo il grado di offensività della condotta dell’operatore arancione (visto che la rimodulazione avrebbe incluso oltre un milione di utenti) e anche il fatto che l’offerta in questione comporta un pagamento supplementare rispetto alla remunerazione concordata nel contratto iniziale, pur non ottenendo il preventivo consenso dagli utenti coinvolti.
Entro la prossima settimana il gestore Wind dovrà comunicare all’Antitrus l’esecuzione del provvedimento. Nel caso ciò non avvenisse l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato potrebbe applicare una sanzione pecuniaria che va dai 10 mila euro ai 5 milioni di euro.