La distribuzione di Android nel mese di maggio 2016 mostra che solo il 7,5 per cento dei dispositivi che monta il sistema operativo di Mountain View è stato aggiornato a MarshMallow. La frammentazione è ancora il grosso problema dell’OS di Google.
Frammentazione, frammentazione e ancora frammentazione. Non si sente parlare d’altro da quando è nato il robottino verde più amato e diffuso al mondo. Mancano poche settimane all’annuale congresso per gli sviluppatori che si terrà a San Francisco nella consueta location, il Moscone Center. È in arrivo la versione per sviluppatori di Android N quando ancora il rilascio della precedente versione, Android 6 Marshmallow è presente solo sul 7,5% dei dispositivi.
I numeri non fanno sconti a nessuno e quelli della distribuzione di maggio mostrano una situazione ancora peggiore del solito con i sistemi operativi vecchi di due o, addirittura, di tre anni a farla da padrone. La versione Android del 2014, Lollipop, è distribuito al 35,6 per cento; quella del 2013, KitKat è al 32,5 per cento e Jelly Bean, del 2012, è al 20,1 per cento. Ci sono, poi, versioni ancora più vecchie che resistono nel tempo come quella del 2011, Ice Cream Sandwich, con il 2 per cento e l’immortale Android Gingerbread (versione 2.3) rappresenta il 2,2 per cento degli smartphone Android.
Il problema principale è certamente la lentezza negli aggiornamenti da parte dei produttori. Lentezza dovuta non solo a questioni di marketing, non aggiornare significa lasciare indietro i vecchi device e quindi spingere ad acquistarne di nuovi, ma anche a problemi di implementazione con i software personalizzati che spesso si scontrano con problematiche di diversa natura con le nuove funzioni presentate da Google.
In altri casi è il produttore dei chip a non volere che tutti i dispositivi che montano quel determinato processore vengano aggiornati. Dunque, una lentezza dovuta a diversi fattori e non va nemmeno trascurato il fatto che la maggior parte dei possessori di uno smartphone non lo cambiano di frequente e da qui il resistere nel tempo di alcune versioni.
È chiaro che è seccante quando il proprio dispositivo non viene più aggiornato, ma il bello di Android è che si può comunque aggiornare grazie alle molte comunità di sviluppatori che mettono a disposizione le release più recenti e le custom ROM possono dare nuova vita a device anche molto vecchi. Per farlo è chiaro che bisogna sapersi muovere nel mondo del modding e anche se non lo si sa fare si può sempre imparare anche grazie alle nostre guide.
Sta di fatto che la distribuzione di Android di questo mese, e non solo, mette ancora una volta alla luce una problematica che Google ha cercato di affrontare con i produttori e che al momento non ha ancora trovato soluzione.