Viv
Arriva Viv: il nuovo assistente vocale sviluppato dai creatori di Siri.

In occasione della conferenza “Disrupt“, i creatori di Siri saranno lieti di presentare Viv: un nuovo bot di intelligenza artificiale in grado di rispondere a richieste più complesse. Infatti, grazie all’integrazione di alcuni servizi terzi, il sistema potrà dedicarsi ad azioni concrete quali acquisti e prenotazioni. Si tratta di funzioni importanti che, attualmente, risultano assenti nei tradizionali software di assistenza vocale.

Dag Kittlaus e Adam Cheyer hanno deciso di rivoluzionare la tecnologia dei chatbot presenti sui device. Lo dimostra il nuovo programma che sarà capace di sostenere, contemporaneamente, conversazioni con più utenti; di ordinare una pizza; di prenotare i biglietti del cinema o un tavolo al ristorante tenendo conto della disponibilità del locale; e di confrontrare i prezzi. Tutte queste mosse verranno compiute in totale autonomia, ovvero senza la necessità di ricorrere a Google o di effettuare chiamate per avere conferma. L’intelligence verrà presentata nella giornata di lunedì 9 maggio 2016 a New York, nel corso dell’evento “Disrupt“, organizzato da TechCrunch.

Oggi, i due “papà” di Siri puntano alla costruzione di un “cervello globale” da applicare su altri dispositivi quali televisioni e automobili. Per questo motivo, i due sviluppatori hanno fondato Viv Labs, una startup che si trova a San Jose, in California. Nel brevetto approvato nel mese di marzo da “U.S. Patent and Trademark Office“, il nuovo assistente vocale viene paragonato a “un’architettura cognitiva in dinamica evoluzione, basata sui contributi di sviluppatori terzi“. Kittlaus e Cheyer hanno pensato bene di perfezionare il software mediante l’aggiunta di alcune applicazioni come Uber, Florist One, SeatGuru, ZocDoc e Grubhub, permettendo al servizio di avvicinarsi di molto alle funzionalità offerte da Alexa, l’assistente di Amazon.

Secondo alcuni rumors, Google e Facebook sarebbero già pronti ad acquistare Viv. Tuttavia, almeno per il momento, sembra che l’unico interesse dei due sviluppatori sia implementare il chatbot sul maggior numero di dispositivi possibile.

FONTEThe Washington Post
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