È tutto Made in Italy il progetto finanziato dal programma Horizon 2020 grazie al quale si è sviluppata una sonda robotica flessibile e controllabile da parte dei medici chirurghi. Questi, infatti, grazie al robot saranno in grado di raggiungere le regioni più profonde del cervello, senza procurare rischi al paziente.
Questo prezioso risultato si deve ad un team di ricercatori di istituti internazionali, tra cui il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Milano e l’Università Vita-Salute San Raffaele, in collaborazione con l’Imperial College di Londra.
Come funziona il robot-chirurgo
Fino ad oggi, la neurochirurgia trattava i gliomi cerebrali, ovvero un tipo di tumore al cervello molto aggressivo, mediante un processo chirurgico a rilascio controllato e localizzato di appositi farmaci. Tuttavia, i cateteri utilizzati allo scopo erano/sono rigidi e rettilinei e il che rende difficoltoso aggirare i possibili ostacoli causati dal tumore.
Il progetto EDEN 2020, dunque, si ispira proprio alle traiettorie definite dai tessuti del corpo umano. E, in pratica, la sonda-catetere replica nelle forme l’organo aghiforme e pieghevole con il quale, per intendersi, alcune specie di insetti depongono le uova. Grazie alla risonanza magnetica, i medici potranno studiare la struttura del tessuto nervoso e come le connessioni sono organizzate nelle diverse aree cerebrali. Toccherà poi ai neuroradiologi fornire le immagini ad alta risoluzione attraverso le quali si potrà visualizzare in modo accurato le strutture coinvolte dal tumore.
A questo punto scende in campo il robot. Perchè proprio grazie alle immagini, verrà pianificata la traiettoria da percorrere dal catetere robotico, guidato dal neurochirurgo con un apposito joystick. Il catetere, provvisto di un sistema di sensori, fornirà a sua volta misurazioni precise della curvatura e delle forme della lesione. Il tutto nell’assoluta messa in sicurezza del paziente da eventuali rischi. Una volta individuato il tumore, il chirurga potrà quindi rilasciare i farmaci, sempre attraverso il catetere.
La ricerca ha richiesto l’impegno di questi ultimi 10 anni. E, oggi, siè giunti a realizzare i primi prototipi di sonde flessibili miniaturizzate. “Si tratta di un progetto affascinante, in cui sarà fondamentale il nostro ruolo di ingegneri biomedici, per traslare il prodotto tecnologico nella realtà clinica ospedaliera”, dice Elena De Momi, ricercatrice del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano.
Un preludio al futuro visto che gli stessi ricercatori prevedono che, in un futuro non troppo lontano, si possa giungere ad essere affiancati in sala operatoria da robot chirurghi biomimetici.