Ancora una conferma sull’esistenza delle onde gravitazionali ipotizzate dal fisico Albert Einstein nella sua Teoria della relatività generale ben 101 anni fa. I dati presentati a San Diego, durante il convegno della Società Astronomica Americana, si riferiscono ad un evento che ha raggiunto la Terra il 26 dicembre del 2015.
A dare notizia della seconda misurazione (è probabile ce ne sia anche una terza) sono stati i coordinatori di Ligo, Gabriela Gonzales, e Virgo, Fulvio Ricci, e dal direttore esecutivo di Ligo, David Reitze, del Caltech. “Abbiamo completato l’analisi dei dati presi da settembre 2015 a gennaio 2016 e nel fare questa ricerca è venuto fuori che abbiamo certamente un altro segnale“, ha dichiarato Fulvio Ricci, coordinatore della ricerca scientifica di VIRGO.
Onde gravitazionali: dall’Universo altri segnali
L’Universo si sta rivelando come mai prima d’ora. Grazie ai nuovi strumenti, appositamente realizzati per scrutare il cosmo in un modo completamente nuovo, iniziamo ad avere i primi rilevamenti che aprono la strada all’astronomia gravitazionale che si andrà ad affiancare quella finora nota che si basa sulle onde elettromagnetiche.
La seconda onda ha toccato la Terra il 26 dicembre scorso e captarla è stato più difficile della prima perché era più debole. È stata battezzata GW151226 ed è stata generata ancora una volta dalla fusione di due buchi neri distanti 1,4 miliardi di anni luce dalla Terra, però più piccoli della prima onda rilevata. Il buco nero più grande dei due ha una massa di 14 volte più grande del Sole e la seconda di 8 volte, la loro collisione ha portato alla formazione di un unico buco nero di 21 masse solari. L’equivalente di una massa è stato trasformato in un’onda di energia gravitazionale che è arrivata sino a noi.
Se la prima osservazione ha aperto gli studi sull’Universo ad una nuova era scientifica, questa seconda osservazione segna l’inizio dell’attività di ricerca vera e propria come detto da Albert Lazzarini della Caltech University: “…Ora possiamo pensare di fare previsioni in merito alla cadenza temporale con cui ci aspettiamo di osservare dei fenomeni. Ligo ci sta portando a conoscere uno dei fenomeni più potenti del nostro Universo“.
Alessandra Buonanno, del Max Planck Institute for Gravitational Physics di Potsdam, in Germania, “Inoltre rilevarli (i buchi neri, ndr) significa poter capire come si sono formati, le loro caratteristiche, comprendendo una realtà cosmica finora sconosciuta“.
L’uomo è sempre stato affascinato dall’Universo, come da qualunque altra cosa gli fosse sconosciuta. Sono passati millenni da quando si aveva la convinzione che la notte fosse prodotta da una coperta logora che avvolgeva il pianeta e da cui passassero solo frammenti di luci, le stelle. Una nuova era scientifica si è aperta all’umanità, un’era che potrà spiegare la formazione dei buchi neri e, forse, l’origine dell’Universo stesso.