Facebook punta sulla geolocalizzazione dei propri iscritti per suggerire nuovi contatti da annoverare nella lista della “friendship virtuale“. Secondo la testata giornalistica Fusion, la piattaforma sfrutterebbe l’applicazione mobile per captare quali siano i luoghi frequentati dai propri utenti al fine di poter gestire la sezione “Persone che potresti conoscere“, dedicata al suggerimento dei potenziali amicizie. Una tesi che mina la privacy e che, al contempo, viola i termini di servizio sottoscritti da ogni utente.
Ieri vi abbiamo parlato della “News Feed Values“, il nuovo algoritmo messo a punto dagli sviluppatori di Mark Zuckerberg, il cui obiettivo è offrire maggiore visibilità ai post pubblicati da amici e familiari. Oggi, invece, vi presentiamo un altro algoritmo, pronto a interferire con la riservatezza e la privacy degli iscritti: concetti dal confine molto labile e che si impigliano facilmente nella variegata rete dei social network.
Nella tesi portata avanti da Fusion, gli esperti sostengono che gli utenti di Facebook si ritrovino a fornire l’utilizzo dei propri dati personali alla popolare piattaforma, ovviamente, senza previa autorizzazione. Alla base vi risiederebbe un preciso algoritmo in grado di elaborare, per così dire in “gran segreto“, i dati raccolti dai post pubblicati, dai check-in effettuati in un determinato luogo e dalla geolocalizzazione quotidiana degli utenti peer strumentalizzare, in una fase successiva, la conoscenza di nuove amicizie.
L’articolo ha sollevato un enome polverone. Pertanto, non si è fatta attendere la risposta da parte del social network. In un primo momento, un portavoce di Zuckerberg avrebbe confermato la funzionalità di tale algoritmo sostenendo che l’app mobile aiuti la piattaforma nell’interazione dei contatti e suggerisca l’aggiunta di potenziali conoscenti. Dunque, l’uomo avrebbe espresso esplicitamente che “la posizione sia soltanto uno dei fattori che utilizziamo per suggerire alle persone altri contatti che potrebbero conoscere
“.Ma non sarebbe finita qui. Lo stesso addetto stampa avrebbe smentito, qualche istante dopo, quanto dichiarato in precedenza. Secondo il portavoce, le informazioni personali, ottenute dal servizio connesso alla geolocalizzazione, non verrebbero affatto impiegate per migliorare la nota sezione delle “Persone che potresti conoscere“.
Eppure, qualche giorno più tardi, Facebook sarebbe tornato di nuovo sulla spinosa questione precisando che si sarebbe trattato di un piccolo equivoco causato dal fraintendimento di un semplicissimo test condotto su un numero assai ristretto di utenti.
Molte persone non sarebbero del tutto convinte dalle giustificazioni fornite dai vertici di Menlo Park. Tra l’altro, bypassare i dati personali – per suggerire possibili amici o, semplicemente, possibili conoscenze all’interno del social network – non sarebbe una clausula presente nei termini di servizio sottoscritti da ogni utente al momento della propria iscrizione.
Dunque, la tesi mossa da Fusion denuncerebbe una vera e propria violazione della privacy da parte di Facebook.
Fortunatamente, è possibile evitare che il social network di Zuckerberg sfrutti, a nostra insaputa, le informazioni relative alla rilevazione dell’attuale posizione ricoperta da ogni utente. Difatti, è sufficiente accedere al menu relativo alla privacy e modificare le impostazioni sulla geolocalizzazione.
In questo modo, l’utente può selezionare la voce che ritiene più consona al proprio concetto di “tutela dei dati personali” rendendo fruibili le informazioni quando l’applicazione risulta aperta o, in alternativa, non consentendo a Facebook di utilizzare i medesimi dati.
Voi, quale voce avete selezionato?