Una grande vittoria per l’open source ed un esempio da seguire per tutti i paesi del mondo: questo il risultato dell’emendamento approvato per l’E-Governance Act in Bulgaria, che obbliga tutta l’amministrazione pubblica ad adottare software open source.
L’E-Governance Act ( o EGA, N.d.R.) è una proposta di legge presentata nel 2007 e che ha come oggetto la semplificazione delle pratiche burocratiche e la regolamentazione informatica dell’amministrzione pubblica, entrata in vigore il 13 Giugno 2008. Grazie all’emendamento approvato all’articolo 58 del regolamento oggi la Bulgaria entra di diritto tra i pioneri del software open source, estendendo l’uso esclusivo di quest’ultimo a tutta l’amministrazione pubblica.
Ogni ufficio dovrà utilizzare software disponibile pubblicamente in un repository accessibile da chiunque, comprese le eventuali modifiche avvenute per adattarlo a particolari esigenze.
Bozhidar Bozhanov, consigliere del primo ministro bulgaro, ci spiega ulteriormente sul suo blog che “Qualsiasi software personalizzato che il governo adotterà sarà visibile e accessibile da chiunque. Dopotutto è pagato dai soldi dei contribuenti e loro dovrebbero essere in grado di trarne beneficio“.
Un aspetto che Bozhidar Bozhanow sottolinea è il risparmio sulla manutenzione di software ormai abbandonato: gli uffici sono spesso pieni di programmi che non vengono più aggiornati ma sono fondamentali per gestire determinate funzioni; si incrementa così il costo per la manutenzione del software, spesso attribuito a personale specializzato, e si rischia di operare con software poco sicuro e vulnerabile
ad eventuale attacchi di malintenzionati.La soluzione di adottare software open source per la Bulgaria risulta una scelta vincente: essendo di pubblico dominio chiunque può analizzare il codice e fornire un rapporto dettagliato sulle vulnerabilità riscontrate o caricare del codice per correggere eventuali errori di programmazione, in tutta trasparenza.
Il software open source può essere modificato per le differenti esigenze degli uffici senza dover incorrere in enormi costi, come succede nel caso di contratti con soluzioni proprietarie; elimina il monopolio di un singolo fornitore di servizi, in quanto un governo che adotta soluzioni open source non ha la necessità di legarsi ad un singolo produttore di software, e può cambiare in qualsiasi momento per abbattere costi di manutenzione e supporto.
Quella attuata dalla Bulgaria è una scelta coraggiosa e lungimirante: anche in Francia, Norvegia, Brasile e gli Stati Uniti si adottano strumenti open source nell’amministrazione pubblica, anche se in maniera meno radicale ed estensiva rispetto alla Bulgaria. Non a caso alla fine del 2014 la Bulgaria contava più di 20.000 ingegneri software impegnati nel settore Ricerca e Sviluppo di diverse compagnia, piazzandosi terza nel mondo per numero di professionisti IT certificati per abitante.
Auspichiamo che l’invito di Bozhidar Bozhanow ad adottare l’approccio così radicale ed innovativo del governo bulgaro venga accolto da tante altre nazioni nel corso degli anni a venire, inserendo nelle loro legislazioni l’uso esclusivo di software open source.