E’ stato arrestato con l’accusa di incendio doloso plurimo Raul Murillo Diaz, un abitante di Oakland che viveva nella paura che Google potesse controllare qualunque cosa facesse. L’uomo è ritenuto responsabile di tre attentati avvenuti presso il campus di Google nel periodo tra Maggio e Giugno.
L’uomo è stato inchiodato dalle telecamere di sicurezza che in più di un’occasione lo hanno registrato mentre si dedicava ad atti vandalici e/o intimidatori verso le strutture e i mezzi di Google, in un’occasione mettendo seriamente a rischio la salute dei dipendenti del campus.
Il primo episodio risale al 19 Maggio, dove l’uomo è stato colto dalle telecamere mentre lanciava due bottiglie di birra (successivamente riconosciute come bombe Molotov) verso uno dei veicoli Street View, quelli che vengono usati per mappare le strade e i luoghi di tutto il mondo. Fortunatamente le bottiglie non hanno arrecato danni al veicolo, disperdendosi a terra dove il fuoco ha solo annerito la superficie in cemento.
Il 4 Giugno la polizia di Mountain View venne allertata dopo che furono sparati 5 colpi di arma da fuoco contro le finestre degli uffici siti in Garcia Avenue, fortunatamente senza alcuna conseguenza per le persone presenti all’interno dell’edificio. I video della compagnia hanno identificato il SUV appartenente a Raul Murillo Diaz mentre si allontanava dall’edificio.
Infine il 10 Giugno le telecamere di sorveglianza hanno catturato una figura incappucciata con la fisionomia corrispondente a Diaz, munito di una pistola ad acqua caricata con materiale infiammabile, utilizzata per bruciare un’auto a guida autonoma di Google.
L’uomo è stato fermato ad un semaforo vicino il quartier generale di Google il 30 Giugno scorso, munito di una custodia per armi da fuoco e di una bomba a tubo, forse in procinto di sferrare l’ennesimo attacco alle proprietà di Google. Successivamente Diaz ha dichiarato alla polizia di “sentire che Google lo stesse osservando, e questo lo ha fatto arrabbiare“; ha anche dichiarato di avere dei diari in cui avrebbe annotato i momenti esatti in cui Google avrebbe invaso la sua privacy per osservarlo.
Per ora l’uomo è detenuto presso il carcere di della contea di Santa Clara, senza la possibilità di uscita su cauzione in quanto ritenuto dal giudice capace di reiterare i reati commessi fin’ora.