Ancora problemi all’aeroporto internazionale di Fiumicino. Una mattinata, quella di ieri, affogata nel caos più esasperante che ha messo a dura prova personale e passeggeri. Ritardi di alcune ore, nei più fortunati dei casi, cancellazioni in quelli meno. Il problema? La connettività dei dati wireless.
“È rientrata in funzione la connettività dei dati della linea Fastweb, che consente il funzionamento del sistema automatico di accettazione dei passeggeri fornito dalla società Sita alle compagnie aeree operanti presso il Terminal 3“. Questo è quanto fa sapere in una nota Adr.
Un guasto, dunque, alla fibra ottica di Fastweb al Terminal 3 che, dopo un incendio patito lo scorso anno, ogni giorno si trova a dover fronteggiare emergenze. E, soprattutto, nei momenti più intensi delle stagioni vacanziere. I sistemi di Alitalia e delle altre compagnie di Skyteam, invece, dotati di propria connettività al check-in, hanno operato sempre con regolarità. “Adr, in stretto contatto con Enac, già dalle prime ore della mattina ha triplicato il personale a disposizione dei passeggeri per le operazioni di imbarco e sta monitorando gli interventi tecnici di ripristino della fibra ottica“.
Ma come è possibile che nel Terzo Millennio, e nell’hub della capitale, accadano certe cose? L’interruzione della connessione dati non è certo cosa da poco. E mai ce lo aspetteremmo da uno scalo internazionale. Eppure capita. Come capita anche di dover spingere con la forza delle braccia un aereo in pista.
Ha fatto il giro del web, infatti, il video di una decina di operatori aeroportuali intenti a spingere con la forza un aereo Iberia in partenza per Vigo. Anziché usare il consueto push-back, degni di una scena da film come “Pappa e Ciccia”, gli operatori di una società di handling hanno utilizzato mezzi meno consoni, per così dire. “Violazione delle procedure previste dal regolamento di scalo per la movimentazione di aeromobili e mezzi in area ‘airside’” e massima pena comminata all’handler.
Dicevamo. Questo accade a Fiumicino – Leonardo da Vinci. Quello stesso genio che inventò le ali per permettere all’uomo di volare. Quel genio che, oggi, vedendo lo scalo che eredità il suo nome, si vergognerebbe non poco.