Intel ha acquisito Nervana Systems per 350 milioni di dollari. Si tratta di una piccola startup composta da 48 dipendenti e specializzata nel settore del Machine Learning. Nello specifico, la multinazionale intende applicare l’Intelligenza Artificiale, intesa come riproduzione dei neuroni tramite semiconduttori, nelle capacità computazionali legate al deep learning.
Di recente, Apple ha scommesso sull’A.I. acquistando Turi. Ora, sembra essere arrivato il turno di un’altra grande società, impegnata nella produzioni di chip a semiconduttore. L’obiettivo di Intel è piuttosto semplice. Come spiega Diane Bryant, EVP e GM del Data Center Group: “Applicheremo l’esperienza software di Nervana per ottimizzare ulteriormente l’Intel Math Kernel Library e la sua integrazione nei principali framework industriali“.
Dunque, l’obiettivo è rendere le macchine sempre più intelligenti. E, soprattutto, dotarle di un linguaggio sempre più naturale.
Nervana Engine si avvale di un’innovativa tecnologia che impiega nell’High Bandwidth Memory, ovvero in uno storage capace di elaborare rapidamente milioni di dati. Il software permette una velocità di accesso alla memoria pari a 6 Tera-bits per secondo. Il processore, essendo totalmente ripulito da tutte le componenti necessarie per analizzare i dettagli grafici (GPU), è in grado di investire la proprie abilità nella comparazione dei dati.
Grazie all’acquisto, Intel potrà servirsi dell’Intelligenza Artificiale per migliorare i processori Xeon e Xeon Phi. In questo modo, la multinazionale potrà assicurarsi una posizione di vantaggio nel mercato del Machine Learning: un settore dell’informatica che, seppur ancora in via di sviluppo, riesce a far gola ai grandi colossi.
Tuttavia, Nervana Systems non verrà incorporata nella struttura aziendale di Intel. Naveen Rao e la sua squadra continueranno a dedicarsi allo sviluppo di Neon direttamente dai propri uffici di San Diego.
A partire dal 2011, gli acquisti di startup legate al mondo dell’Intelligenza Artificiale sono stati complessivamente 31. I protagonisti di questi investimenti sono diversi “big” del settore, tra i quali figurano Google, Twitter, Yahoo! e IBM.