La maggior parte di noi ha sicuramente sperimentato il “déjà vu” (in italiano traducibile con un “già visto”), ovvero quella sensazione di aver già vissuto un certo periodo di tempo o una determinata circostanza in precedenza.
Lungi dall’essere legati a chissà quali teorie di viaggiatori nel tempo, un team di scienziati ha eseguito le prime scansioni del cervello relative a questo fenomeno ed hanno dimostrato che si tratta di un segnale del nostro cervello per controllare la sua memoria.
Il “déjà vu”, dunque, si crede sia causato dal cervello e dalle sue false memorie. L’esperto di ricerca Akira O’Connor dell’Università di St. Andrews, in Inghilterra, e i suoi colleghi hanno sviluppato un modo per innescare la sensazione in laboratorio. A tal proposito, hanno sottoposto agli intervistati una serie di parole correlate, come la biancheria da letto, i cuscini, la notte, il sonno (la parola chiave che lega altre parole). Quando i partecipanti sono stati interrogati, c’è stata una tendenza a credere di aver sentito, tra quelle correlate, anche la parola “riposo”. Si trattava, quindi, una falsa memoria.
Nell’esperimento, inoltre, gli scienziati hanno trovato un modo per creare artificialmente il “déjà vu”. La squadra di O’Connor, infatti, ha chiesto ai partecipanti se avessero sentito pronunciare una qualsiasi parola che iniziasse con la lettera “s”. I volontari hanno risposto di no. Successivamente è stato chiesto loro se avessero ascoltato da qualcuno la parola “sogno” e sono stati in grado di ricordare e affermare che la parola risultava loro familiare. “Questa è una esperienza di déjà vu“, ha dichiarato O’Connor.
Il team scientifico ha utilizzato la risonanza magnetica per la scansione il cervello di 21 volontari che avevano dunque sperimentato il “déjà vu”. Ed hanno avuto modo di scoprire che le aree frontali del cervello coinvolte nel processo decisionale erano attivi, ma non lo erano quelle legati alla memoria.
O’Connor ha presentato questi risultati alla Conferenza Internazionale sulla Memoria tenutasi a Budapest, il mese scorso. “Si suggerisce che ci può essere qualche risoluzione dei conflitti che si verificano nel cervello durante déjà vu“, ha affermato Stefan Köhler, della University of Western Ontario, in Canada. I risultati dello studio suggeriscono che il déjà vu sia un segno che il sistema mnemonico di controllo del cervello sia in funzione. Ed hanno anche concluso che il “déjà vu” è più comune nelle persone più giovani e svanisce in età avanzata, quando la memoria è compromessa.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica New Scientist.