Il Galaxy Note 7 è solo l’ultimo degli errori in cui è incappata Samsung negli ultimi anni. Errori su errori quelli dell’azienda sudcoreana che sono culminati con quello che si può definire un vero e proprio incubo, ma che hanno avuto inizio molto prima a partire con il Galaxy S6.
La fretta è cattiva consigliera e la massima è valida per tutti, non solo per Samsung, viste le prime problematiche che sta riscontrando anche l’iPhone 7. Ma si può dare solo alla fretta la colpa di una serie di errori che hanno portato l’azienda sudcoreana all’incubo Note 7? Non proprio. Gli errori dell’azienda sono iniziati lo scorso anno già con il Galaxy S6 e il Galaxy S6 Edge e per due motivi (se non anche tre).
L’assenza della microSD ha pesato non poco sul giudizio degli utenti che hanno scelto altri device che invece davano la possibilità di espansione della memoria oppure hanno optato per un iPhone visto che se manca la microSD perché non acquistare lo smartphone status symbol per eccellenza. Altro errore è stato fatto nella valutazione delle scorte necessarie ai Galaxy S6 Edge e, se vogliamo, si potrebbe aprire anche il capitolo batteria non removibile introdotta per la prima volta con la sesta generazione dei Galaxy S.
Ovviamente le vendite non sono andate bene e i trimestrali dell’azienda sono andati a fondo. Per porre rimedio alla situazione Samsung avrebbe dovuto, e potuto, gestire meglio le vendite del Note 5, ottimo dispositivo, anche questo senza microSD e con batteria non removibile non arrivato in Europa (almeno non in modo ufficiale) non si sa bene per quale motivo. Altro errore.
A febbraio 2016, in occasione del MWC di Barcellona, sono stati presentati il Galaxy S7 e il Galaxy S7 Edge che hanno segnato il ritorno della MicroSD e tutto è dilato liscio, più o meno, portando di nuovo i trimestrali in positivo. Poi, l’azienda, in un tentativo di anticipo su Apple e la presentazione di qualche giorno fa di iPhone 7 e 7 Plus, ha fatto un errore enorme che le è costata 2 miliardi di dollari e che le costerà per molti anni.
L’errore sulla produzione delle batterie è stato grossolano, denota una mancanza quanto meno nel reparto qualità e controllo. Le conclusioni iniziali indicano un errore nella produzione che ha messo pressione su piastre all’interno delle celle della batteria. Che a sua volta ha portato i poli negativi e positivi in contatto, innescando calore eccessivo che ha causato l’esplosione della batteria. Il presidente della Consumer Product Safety Commission degli Stati Uniti è stato più esplicito. Ha affermato che la batteria del telefono è un po’ troppo grande per il suo vano e lo spazio stretto ha schiacciato la batteria, provocando un corto circuito.
Per far fronte alle perdite economiche ha dovuto vendere la sua partecipazione in alcune aziende (tra cui Seagate Technology, plc. e Sharp Corp.), ma quello che farà più fatica a recuperare oltre i soldi è la fiducia degli utenti. Il danno di immagine è incalcolabile. Il 28 settembre ripartiranno le vendite del Note 7, solo in Corea del Sud, ma a questo punto ha perso il vantaggio sugli iPhone di Apple, ha bisogno di riconquistare gli utenti e la loro fiducia e allo stesso tempo recuperare guadagni.
L’impresa non è da poco, un colosso come Samsung ci può riuscire solo se sarà in grado di attivare una campagna fatta non solo di marketing, ma anche di azioni concrete come un calo drastico dei prezzi del phablet magari venduto in bundle con i nuovi visori VR e altro ancora. Ora tutto dipende dalle scelte della dirigenza che non si può più permettere di sbagliare.