Con e a causa di Facebook, Twitter e Co. il linguaggio sta cambiando – ma non necessariamente in peggio. E i linguisti ne sono convinti. “La maggior parte degli utenti, su Internet, cercano di impressionare attraverso strategie linguistiche innovative“, ha dichiarato la linguista Eva Gredel.
“Il linguaggio non è stato necessariamente brutalizzato, solo che è più differenziato. Il punto è quello di trovare lo stile per la comunità cui si appartiene“, continua l’esperta, esprimendosi in materia di “discorsi digitali“. E, in particolare, ne corso di una conferenza tenutasi la scorsa settimana, proprio a riguardo questo tema, si è molto discusso relativamente al modo in Twitter e i suoi hashtag abbiano influenzato molto, negli ultimi tempi, il modo di esprimersi. Anche facendo nascere una serie interminabile di neologismi.
“La lingua non ha scadenza“, ha specificato la scienziata, anche in merito ad alcune tipologie di slang molto speciali ed altrettanti autori di Wikipedia. Nascono quasi ogni giorno espressioni e parole che fanno riferimento a questo o quell’avvenimento. Difficile rimanere al passo, ma non impossibile. Ogni piattaforma social ha uno stile diverso. Bisogna adeguarvisi.
I genitori, spesso alle prese con “diete linguistiche” e abbreviazioni via WhatsApp della propria prole, devono sostanzialmente rimanere calmi e non preoccuparsi. “Se i ragazzi hanno più stili, non è un male“. Questo, infatti, fa in modo che i bambini e i ragazzi padroneggino regole alternative alla lingua accademica.
Donald Trump e il suo linguaggio “vernacolare”, quasi aggressivo, utilizzato in Internet, lo ha reso presidente degli Stati Uniti. Per la Gredel i “singoli giocatori sono più aggressivi. Al contrario, la vera negatività della questione sta in espressioni come metafore simili a “flusso di rifugiati“, poiché ci si riferisce a persone che hanno bisogno. “Le piattaforme digitali come Wikipedia e Facebook sono uno spazio sociale in cui gli sviluppi della società sono linguisticamente osservabili“, ha concluso la Gredel.