Milioni di smartphone Android di fascia medio-bassa inviano ad un server cinese informazioni e dati provenienti da oltre 700 milioni di utenti che utilizzano altrettanti dispositivi. Fra le informazioni “rubate” agli utenti ci sono dati riguardanti l’IMEI, l’indirizzo IP, gli SMS, i log delle chiamate e persino i nomi dei contatti salvati sul proprio dispositivo. A lanciare l’“allarme” è l’autorevole New York Times che ha dedicato un intero articolo a questa vicenda.
700 milioni di smartphone Android controllati da Kryptowire
Kryptowire, il software-spia in questione, invia queste informazioni (senza alcun consenso dell’utente) al server cinese una volta ogni 72 ore non appena il terminale viene collegato ad una rete Wi-Fi. Il numero di smartphone Android controllati, come abbiamo detto all’inizio, è davvero elevato visto che supera abbondantemente i 700 milioni di esemplari. Fra i dispositivi Android su cui è installato il software-spia troviamo anche brand alquanto famosi, come Huawei e ZTE.
Negli Stati Uniti ha destato molto scalpore la presenza del software-spia Kryptowire su BLU R1 HD, uno smartphone Android molto popolare negli USA. A confermare la presenza di Kryptowire su BLU R1 HD è lo stesso produttore BLU Products che ha ammesso la presenza di questo software su almeno 120 mila dispositivi.
La vicenda che vi abbiamo appena descritto solleva importanti interrogativi in fatto di privacy. Nel frattempo, il Dipartimento di Sicurezza degli Stati Uniti d’America ha iniziato ad indagare sull’accaduto. A prescindere dalla decisione che prenderà il Governo USA nei confronti dei fautori di questa vicenda una domanda continuerà a rimanere, probabilmente, senza risposta: che fine ha fatto la nostra privacy?