Secondo l’astronauta Rick Mastracchio, non tutti gli aspetti dei viaggi nello spazio sono sempre affascinanti e piacevoli. Durante un viaggio in orbita terrestre, infatti, gli astronauti possono indossare per più di dieci ore la stessa tuta, ad esempio. Tuttavia, le speranze della NASA, in un futuro non troppo lontano, sono quelle di estendere le missioni spaziali per diversi giorni, tanto che si è stimato che gli astronauti potrebbero trascorrere 144 ore (quindi sei giorni) senza avere accesso al bagno.
Secondo la NASA, questa rappresenta una vera e propria sfida. Attualmente, gli astronauti adoperano speciali pannolini, una soluzione che non è del tutto appropriata per motivi di salute e, soprattutto, in previsione di viaggi della durata di più di un giorno.
Gli Stati Uniti, nella veste dell’agenzia spaziale, domandano e chi vuole può rispondere. Una sfida, dicevamo, alla quale i partecipanti sono invitati nell’inventare un sistema che permetta di raccogliere i rifiuti e tenere lontano dal corpo dell’astronauta per un periodo di sei giorni i propri bisogni.
Le parti interessate al progetto hanno tempo fino al 20 dicembre per presentare un’idea che accattivi gli scienziati della NASA. E c’è anche la possibilità di vincere un premio di circa 28 mila euro. Le idee migliori saranno testate e realizzate entro tre anni.
Ora, immaginate di essere nello spazio con un astronauta. Si presenta la necessità di andare al bagno, ma la tuta e il contesto non lo permette. Questo lo scenario nel quale inquadrare il progetto di un sistema personale di drenaggio dei rifiuti in grado di essere gestito senza l’uso delle mani.
Nelle missioni future, in particolare quella che dovrebbe riuscire a portare gli astronauti su Marte, la NASA vuole garantire ai propri equipaggi comfort e possibilità di espletare i propri bisogni fisiologici. In situazioni di emergenza, infatti, gli astronauti possono avere bisogno di indossare abiti pressurizzati come caschi e guanti. “Quando si indossano le tute spaziali, è impossibile per gli astronauti toccare il proprio corpo, anche per grattarsi il naso“, spiega l’agenzia spaziale.
Gli astronauti, dunque, hanno bisogno di una soluzione che permetta loro di sbarazzarsi delle urine, delle feci e del sangue mestruale in modo efficiente o saranno sempre esposti alle infezioni. Il problema è che, in assenza di gravità, il fluido può aderire alle superfici, mentre i solidi galleggiano in aria. “Nessuno vuole che uno di questi solidi e liquidi siano a contatto con il corpo per sei giorni“, aggiungono gli scienziati. Solo una volta all’interno della stazione spaziale, infatti, gli astronauti usano un bagno, dotato di un sistema di aspirazione e un tubo che aiuta a espellere materia fecale. Per urinare, invece, viene utilizzato un imbuto collegato a un tubo flessibile, che può essere adattato alla posizione seduta o eretta.
La NASA, quindi, ha lo scopo di testare entro un anno possibili soluzioni alternative e realizzare entro tre anni i progetti vincitori. I dettagli sono disponibili sul sito apposito www.herox.com/SpacePoop.
Le prime missioni umane su Marte potrebbe essere lanciate nel 2030. Quindi, secondo le previsioni dell’agenzia spaziale statunitense, non c’è tempo da perdere.