Il cybercrimine è un argomento di cui sentiamo parlare sempre più spesso. Profili social presi d’assalto, password e dati rubati, videocamere e microfoni che vedono e ascoltano ogni nostro singolo movimento… Queste sono soltanto alcune delle molteplici attività che i cybercriminali compiono, a che pro? I vantaggi legati al crimine informatico sono soprattutto di tipo economico. Un cybercriminale può guadagnare in media dai 1.000 ai 3.000 dollari al mese. I criminali più esperti riescono persino a raggiungere cifre da capogiro, dai 20 mila dollari al mese fino ai 200 mila dollari al mese!
Andrei Barysevich, di Recorded Future spiega che “il 20% dei cybercriminali guadagna oltre 50 mila dollari al mese e, in alcuni casi, fino a 200 mila dollari al mese. Ed è puro profitto!” Cifre davvero importanti, che ci fanno comprendere quanto sia proficuo il cybercrimine per gli hacker (o meglio i cracker) e tutti gli altri loschi antagonisti della rete.
Cybercrimine: l’identickit dell’hacker perfetto
Ma chi sono esattamente questi individui? È possibile fare l’identikit del cybercriminale perfetto? In parte sì. Lo stesso Recorded Future ha tracciato alcuni tratti distintivi che caratterizzano gran parte dei cybercriminali. Molti di questi individui agiscono attraverso una organizzazione vera e propria in cui è presente una gerarchia, in cima alla quale trova posto un capo. Questo tipo di organizzazione è composta da membri altamente qualificati, ognuno dei quali ricopre un preciso ruolo all’interno dell’organizzazione stessa.
Solitamente, però, il cybercriminale vero e proprio agisce da solo, nell’anonimato delle proprie mura domestiche. Questa seconda tipologia di criminale informatico ha un lavoro stabile, una fedina penale pulita ed è single. In pratica è una persona insospettabile che quando può delinque attraverso Internet. La cosa più incredibile riguarda il fatto che sempre più spesso il cybercrimine viene perpetrato da persone che non hanno competenze tecniche e informatiche particolarmente elevate. Questo ci fa capire quanto possa aumentare il numero dei reati informatici compiuti da questi “piccoli” ma pericolosi cybercriminali.