Il vostro post è stato rimosso da Facebook in maniera forzata? Beh sappiate che Facebook controlla ogni cosa passi per la propria piattaforma e, per quanto questa non rappresenti in sé per sé una grossa novità, la notizia che oggi fa discutere riguarda il sistema di regole volto a moderare le frasi passate sul social network più famoso del mondo. Il codice etico di Facebook è stato svelato e vi spieghiamo dunque come funziona.
I moderatori di Facebook, che talvolta sono dipendenti di aziende terze pagate proprio per questo fine, hanno il compito di sorvegliare costantemente i contenuti passati sul social network più famoso dei nostri tempi garantendone la ‘tranquillità’ dando modo agli utenti di confrontarsi in maniera pacifica e serena sugli argomenti più discussi. Se state pensando ad un’opera di bontà senza interessi, beh siete ingenui in quanto gli introiti della piattaforma passano anche dai like, dai commenti e dai post che condividete con gli altri utenti, di conseguenza, se anche è vero che certi tipi di post che hanno il fine di scatenare odio e discriminazioni variegate scatenino grossi flame da migliaia di commenti, è vero anche che molti utenti, i più pacati probabilmente, alla vista di certe situazioni potrebbero rivolgere la loro attenzione altrove.
Due giornalisti tedeschi, Till Krause e Hannes Grassegger, della Süddeutsche Zeitung hanno scoperto le regole che sottostanno alla moderazione dei post di Facebook dopo aver avuto accesso ad una serie di documenti interni di queste aziende che si occupano dell’ “ordine pubblico” sul social di Mark Zuckerberg.
Quali sono dunque questi criteri a cui queste aziende si rifanno? Facebook alla domanda aveva sempre negato una risposta ma oggi scopriamo dunque come il social di Menlo Park abbia particolarmente a cuore temi come il bullismo online e l’hate speech verso alcune categorie protette come anziani, giovanissimi, donne, disoccupati e insegnanti. I post a contenuto violento che quindi veicolano insulti e ingiurie o toni sprezzanti e minacciosi verso queste categorie, oltre che ovviamente volti contro persone o gruppi di altre razze, etnie, religioni, popoli o orientamenti sessuali e identità di genere, vengono istantaneamente cancellati.
Per quanto riguarda le religioni, dall’Islam al Cattolicesimo, passando persino per scientology, le regole si applicano verso gli appartenenti a gruppi religiosi ma non verso le religioni in sé. Vi sarà possibile criticare dunque l’opulenza della Chiesa o le tradizioni dell’Islam ma non vi sarà possibile ingiuriare una persona musulmana o cattolica solo per le sue scelte personali. Stessa cosa vale per i singoli Paesi, potrete parlare di quanto non vi piaccia la forma della Finlandia ma non di quanti vi siano antipatici i francesi, ad esempio.
Nella categoria proibita ‘bullismo’ rientrano invece, ad esempio, il fare graduatorie basate sull’aspetto fisico o sulla personalità, mentre atteggiamenti come il farsi tatuare o farsi applicare un piercing sono possibili nei vostri post solo se non invitate altri a seguire la vostra scelta.
Per quanto riguarda invece (e ahinoi ce ne sono) le persone che si autoinfliggono ferite, i loro post non verranno cancellati ma Facebook provvederà automaticamente a metterle in contatto con chi può offrire aiuto.
Messi davanti al fatto compiuto, i piani alti di Menlo Park hanno reso noto attraverso i canali di informazione che “Facebook non è un luogo in cui è possibile la diffusione di discorsi di odio, razzismo o incitazione alla violenza. Tutti i contenuti segnalati dagli utenti vengono valutati attentamente” e, in aggiunta, un dipendente del social blu che ha voluto rimanere nell’anonimato ha spiegato il perché della scelta dell’azienda di mantenere il riserbo sui dettagli del codice etico: “La segretezza sul codice etico è stata mantenuta affinché, una volta apprese le regole, i soliti furbi tentassero e riuscissero ad aggirarle”.