Lo spettro delle donne vittime di molestie sessuali corre e divampa sul web. Non è cosa nuova, certo. E di immagini di donne nude o seminude erette a sogno patologico e psicotico al limite con il libidico ce ne sono a bizzeffe. Ma quando, vittime di erotismi spiccioli e in solitudine sono donne la cui sola “colpa” è quella di aver postato una foto su Facebook, che le ritraeva in occupazioni e momenti della propria giornata, si può a ragione parlare di “stupro virtuale”.
È diventato un tema caldo e cocente, ma in estremo ritardo. Ovvero, quando ormai gruppi segreti imperversano sul social network e spuntano e scompaiono come meteore. Si è letto molto, a tal proposito. Diversi gli articoli, post di vari blog e molti con firma di un uomo. Mai una voce femminile. Come se un tema come questo, che coinvolge così direttamente la donna, non dovesse essere affrontato da una “penna femminile”. Quasi tutti scrittori di sesso maschile, gettati in una discussione interna sul tema. Come a un dover trovar riscatto in un palese “schifo” procurato da uomini e sciorinato da altri uomini.
Quindi, è sorprendente non sentir mai la voce delle donne, se non di sfuggita, tra i commenti indignati e qualche condivisione di propaganda. Ma è anche vero un altro aspetto: ovvero, è estremamente raro sentir parlare di molestie online, portandole all’estremo finale, lo stupro virtuale. Proprio così. E solo per caso, sebbene in maniera più dirompente negli ultimi giorni, si scopre che personaggi virtuali – donne comuni, badate bene – possono “costringere” altri personaggi virtuali ad farle diventare oggetto di battute di dubbio gusto e autoerotismi come se, là fuori, oltre lo schermo di un pc, non avessero altro modo di procurarselo, questo piacere.
Suppongo che non dovrebbe essere una sorpresa. Pochezze e lerciume del genere, in Internet, imperversano dal momento in cui la rete è nata. Ma sono davvero tanti a procurarsi un bassissimo piacere virtuale da questi gruppi segreti. Non ci sono spogliarelliste virtuali, accompagnatori e prostitute, ma solo tanti uomini che, magari, ci sono stati accanto mentre prendevamo il caffè al bar, mentre smanettava su uno smartphone digitando un commento che “basta non mi si tocchi mia madre”! Padri di famiglia, mariti, fidanzati, zii e conoscenti, uomini in giacca e cravatta in attesa di dare avvio ad una riunione, papà che hanno appena portato i figli a scuola, ragazzi che fuori dal web non si sentono nessuno, ma in “branco”, quello sì, in branco “sono Dio!”.
Ma la controparte non è avatar o una donna sex-toy reale. Sono donne che, magari, sfoggiano una bellezza acqua e sapone e la vogliono condividere, o postano un momento di shopping con la propria amica. Riflettiamo: è anche vero il contrario. Quante donne non hanno altri argomenti che mostrare un seno per una pioggia di Like? Si parla di stupro virtuale quando la vittima è ignara, ma diventa oggetto di pensieri malsani e gesta inqualificabili.
Lo stupro virtuale può considerarsi crimine?
Una violenza sessuale può avere un profondo impatto sulla vita di una persona, soprattutto se effettivamente è vittima di stupro. Le cicatrici emotive di uno stupro reale, spesso, ci vuole molto più tempo per guarire rispetto a quelle procurate da una realtà virtuale. Ma, in ultima analisi, secondo alcuni addetti ai lavori, lo stupro virtuale non dovrebbe essere considerato un crimine. Poiché non equiparabile alle ferite fisiche e psicologiche patite dalla vittima reale. Tuttavia, un senso di disgusto c’è ed è inconfutabile. E sembra opportuno stabilire alcune linee guida applicabili che consentano alle comunità virtuali di combattere questo tipo di comportamenti.
Fortunatamente, la maggior parte dei Paesi richiedono e prevedono punizioni reali per i casi estremi di molestie on-line. Questa è una categoria nella quale lo stupro virtuale potrebbe comodamente rientrare. E ci si augura che Facebook, sempre attento in materia di privacy, di offesa alla persona o gruppi di persone, si accorga quanto prima dell’esistenza di gruppi segreti dove la bassezza e lo schifo più bieco si annidano.