Alcuni dipendenti di Facebook, capitanati da Regina Dugan, hanno creato un’iniziativa per sensibilizzare l’attenzione sul decreto anti-immigrazione del neo-eletto Presidente Trump. Non è la prima volta che iniziative del genere vengono promosse per catalizzare i media e i politici su temi sensibili, ma questa volta l’obbiettivo è davvero ambizioso.
Regina Dugan è il vice presidente della sezione ingegneria di Facebook, un dirigente che nella sua carriera si è trovata ad operare con centinaia di colleghi e collaboratori. Una buona parte di quei collaboratori provengono proprio da quei paesi che l’amministrazione Trump ha deciso di bandire dal suolo americano: rifugiati politici, persone normali alla ricerca di una nuova vita negli Stati Uniti o familiari che si ricongiungono ai cari che già vivono in America.
Con un decreto reso attivo da pochi giorni, si vieta espressamente l’imbarco di cittadini provenienti da 7 paesi a maggioranza musulmana. Un provvedimento anti-immigrazione che riguarda anche tantissimi lavoratori provvisti di visto H-1B, utilizzato per permettere a laureati specialisti stranieri di lavorare in America. Molti di questi lavoratori si concentrano nella Silicon Valley in California, per ovvi motivi, e circa 15.000 di questi lavorano per Facebook.
“Domenica scorsa mi si è spezzato il cuore” ha scritto la Dugan in un post su Facebook in merito all’ordine di Trump, “ E ho deciso che dovevo fare qualcosa. Prima che me ne rendessi conto, un piccolo gruppo di cittadini programmatori è stato formato. Un designer ha creato un logo. Abbiamo inserito delle parole, fatto i turni, incoraggiato gli uni gli altri durante le notti senza sonno. Due giorni dopo, nofly90.com era nato.
”Come si può leggere sul sito all’indirizzo nofly90.com, le modalità per far sentire la propria voce ci sono. “Ogni giorno 2 milioni di persone viaggiano negli Stati Uniti: se una persona ogni dieci boicottasse i voli aerei per 90 giorni, sarebbe una dichiarazione da 5 miliardi di dollari.”
Come si può facilmente immaginare, la cifra è lontana dalla realtà, ma ci dà una buona prospettiva sull’effettivo potere che hanno i cittadini. Gli interessi economici sono di gran lunga la migliore arma che il popolo può puntare contro i propri ministranti: portare un mancato indotto di così ragguardevoli dimensioni alle aziende di tutto il paese non può essere ignorato.
Facebook ha però precisato che l’azione intrapresa sulla campagna #nofly90 è totalmente indipendente dalla compagnia. Mark Zuckemberg, CEO dell’azienda, è stato il primo a schierarsi contro il decreto anti-immigrazione di Trump, seguito da una lunga schiera di CEO della Silicon Valley. Proprio nella giornata di Sabato è arrivata la notizia che un giudice federale ha sospeso temporaneamente il decreto per presunta anti-costituzionalità.