Nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato la cruciale battaglia legale che si sta disputando in Nebraska con associazioni privati che operano nel mondo della tecnologia contro le grandi multinazionali. L’oggetto del contendere è la cosiddetta “liberalizzazione delle riparazioni” su prodotti hi-tech come smartphone, tablet e computer. I privati chiedono, infatti, che l’assistenza non sia soltanto ed esclusivamente una prerogativa delle case costruttrici.
In prima fila a combattere questa crociata c’è Apple. A Cupertino non tira una buona aria e i vertici sono profondamente turbati da una possibile legiferazione contraria ai propri interessi. La paura maggiore è soprattutto quella che in Nebraska si possa innescare una sorta di effetto domino in grado di scardinare l’ordine delle cose prima negli USA e poi in altri continenti.
Per questo motivo Apple inizia a tutelelarsi. Da una parte c’è la battaglia legale, dall’altra iniziano a sorgere alcune nuove politiche aziendali. Qualora dinanzi ai giudici dovessero vincere le aziende private, la compagnia potrebbe optare per una soluzione estrema, cioè rendere impossibili ai non esperti le già complicate riparazioni di iPhone, iPad e iMac.
Ricordiamo, infatti, che proprio dall’assistenza dei Genius Bar e dei centri sovvenzionati arriva una buona fetta del fatturato a Cupertino. Le riparazioni – spesso e volentieri molto esose anche se minime – crollerebbero in caso di una competizione con aziende più piccole, in grado di fornire un servizio molto più economico.
Apple, comunque vada, in questa crociata non è sola. Accanto a sé ha tutta la Silicon Valley e anche aziende straniere come Samsung e Sony, impaurite allo stesso modo dalla liberalizzazione dell’assistenza.