Scienza e Tecnologia

Inquinamento ambientale: dei microrganismi per assorbire fuoriuscite di petrolio

Dei microrganismi contro l’inquinamento ambientale

Il CIIMAR – Centro Interdisciplinare per la ricerca marina e ambientale – è protagonista di un progetto europeo per lo sviluppo di una soluzione alla fuoriuscita di petrolio in mare. Passare attraverso l’uso di microrganismi autoctoni che degradano il greggio quando dilagato nelle aree colpite: questa potrebbe essere la soluzione da applicare.

Questi microrganismi autoctoni sono utilizzati per un corretto biorisanamento – rimozione di contaminanti dall’ambiente attraverso tali organi – e saranno prodotti “su larga scala”, come le miscele di sostanze nutritive per la loro biostimolazione, vale a dire la loro rapida crescita.

La ricercatrice del CIIMAR Ana Paula Mucha ha spiegato alcune caratteristiche del progetto “SpilLess”, acronimo per “risposta di prima linea per le fuoriuscite di petrolio basate sulla cooperazione microrganismo nativo“. Il progetto prevede anche lo sviluppo di veicoli autonomi senza pilota adattati, responsabili dei trasporti e il rilascio di microrganismi nelle zone colpite. “Un sistema di combattimento aereo, di superficie e sottomarino” in grado di “operare in condizioni climatiche avverse e gravi, con un basso intervento umano“.

“Fast Approach, efficiente e poco costoso”

Anche se non ci sono prodotti simili presenti sul mercato, secondo quanto indica la ricercatrice, si trova già in altre formule microbiche. Solo, queste hanno lo svantaggio di non essere native dell’ambiente in cui verranno applicate e, quindi, potrebbero presentare difficoltà di adattamento, bassa efficienza o pericolo di introduzione di specie non native. “Questo nuovo approccio è rapido, efficiente e a basso costo, può essere utilizzato come una prima linea di risposta alle fuoriuscite di petrolio connesse con gli incidenti che coinvolgono navi, piattaforme petrolifere off-shore, porti ed altri complessi industriali” , ha spiegato ancora la ricercatrice.

Nell’ambito di questo progetto, saranno necessari ulteriori test sul campo, condotti in un ambiente “quasi reale”, con l’obiettivo di sviluppare un protocollo di azione in loco per l’applicazione nell’Oceano Atlantico ed altre zone.

Con una durata di 24 mesi, l’iniziativa è finanziata dall’Unione Europea attraverso il Fondo europeo per marittimi e la pesca (FEAMP). Questo riunisce un consorzio CIIMAR, l’Istituto di Sistemi e Informatica, Tecnologia e Scienza (INESC TCE), l’Università di Vigo e le aziende Biotrend e Marlo.

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Pubblicato da
Federica Vitale