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Recensione Outlast II – Qualcuno ha detto horror?

Qualcuno ha detto horror?

Outlast II è il sequel del survival horror uscito originariamente nel 2013 che ha terrorizzato migliaia e migliaia di giocatori e dobbiamo confessare che quando abbiamo ricevuto il codice, nonostante sapessimo perfettamente a cosa stavamo andando incontro, l’ansia e la paura hanno comunque preso il sopravvento. Figuratevi quando abbiamo avviato il gioco.

“Outlast 2 contiene scene di violenza, sangue, contenuti di carattere sessuale e linguaggio esplicito. Buon divertimento.” C’è davvero poco da fare: Outlast II è un videogame spaventoso, che mette ansia e che insinua terrore ed insicurezza ogni minuto di gioco che passa. Come nel primo episodio, anche questa volta i ragazzi di Red Barrels hanno optato per quello che ormai sembra configurarsi come un marchio di fabbrica della serie ovvero l’idea di impersonare un uomo comune, senza alcuna abilità o potere di ogni tipo. Possiamo soltanto correre – neanche tanto – accovacciarci o sdraiarci allo scopo di non farci vedere dai molteplici nemici: insomma, nemmeno nelle situazioni più critiche e deliranti il nostro ‘eroe’ sarà in grado di manifestare alcun senso di sopravvivenza o esercitare violenza di alcun tipo.

Il pericolo è dietro l’angolo.

Il senso di impotenza che viene pertanto trasmesso al giocatore è molto forte e genera in noi una sensazione di inadeguatezza che ci opprime e debilita dal primo istante, di fronte al vero e proprio terrore che ci si para davanti agli occhi appena risvegliati. Armati, si fa per dire, della nostra fida telecamera ci ritroviamo in questo incubo senza fine, in un immenso e raccapricciante inferno terrestre. Impersoniamo dunque tale Blake Langermann, cameraman e marito di Lynn, una giornalista investigativa che sta indagando sull’efferato omicidio di una donna incinta avvenuto in una sperduta cittadina dell’Arizona. L’incubo inizia molto presto: un problema al motore dell’elicottero su cui viaggiamo ci fa precipitare e, quando ci rialziamo, troviamo il corpo del pilota smembrato e crocifisso ad un palo di legno. Spinti dalla volontà di rivedere la nostra compagna, inconsapevolmente finiremo nel mirino di una misteriosa e terrificante setta religiosa al cui apice si trova l’oscuro Papa Knoth, il leader che impone il proprio potere attraverso riti e bestiali perversioni infernali. Nonostante l’incipit sia interessante e potenzialmente ricco di spunti, i fatti narrati in Outlast II e più in generale la trama del gioco sono piuttosto fumosi e non troppo efficaci da far presa sul giocatore: la maggior parte delle nozioni di storia passa attraverso le lettere e gli scritti che si trovano sparsi in giro per la mappa ma alla fine, nonostante il contributo offerto sia ricco, c’è poco che valga la pena ricordare davvero.

Come dicevamo, il fulcro del gameplay è la telecamera che sarà il nostro unico alleato all’interno di questa avventura malata. Grazie alla visuale ad infrarossi e al microfono integrato riusciremo a sopravvivere anche nelle situazioni più pericolose e a fare, in situazioni particolarmente buie, del suono che percepiamo la nostra luce guida. Ovviamente più funzioni utilizzeremo maggiore sarà il consumo di energia che ci costringerà, in casi disperati, a sostituire le batterie che, come le bende, potranno essere raccolte in giro per il mondo di gioco. La videocamera inoltre potrà essere utilizzata per registrare e poi catalogare alcune scene chiave – poi archiviate e consultabili in un apposito menù di gioco – che, arricchite dal doppiaggio del protagonista, daranno maggiore spessore a quello che vedremo lungo il nostro percorso.

Marchio della serie l’immancabile videocamera.

L’interattività generale è abbastanza limitata: in alcuni casi potremo sfuggire alla morte tramite dei Quick Time Event ma si tratta di casi abbastanza rari e apparentemente ‘casuali’. Ma tranquilli: il più delle volte verremo massacrati in modi brutali e saremo costretti a ripartire dal checkpoint (per fortuna gli sviluppatori sono stati abbastanza generosi nel disseminarne diversi, ndr) e così via per diverse volte rendendo il gameplay talvolta frustrante. A livello grafico e di sonoro invece non c’è nulla da criticare in quanto il videogioco riesce pienamente nell’intento di incutere timore e ansia al giocatore. Le voci in lontananza, i giochi di luci ed ombre e i consueti Jump Scare mai troppo banali rendono l’esperienza di gioco davvero interessante ed imprevedibile.

Insomma, nonostante qualche problemino, questo Outlast II ci è davvero piaciuto ed è riuscito in pieno nell’intento di terrorizzarci come pochi altri videogame hanno fatto (da parte nostra, ammettiamo anche di essere facilmente impressionabili). Da un lato soffre un po’ il compromesso che gli sviluppatori hanno fatto limitando il gameplay del protagonista a pochissime azioni ma dall’altro, questo stile di gioco non può che configurarsi come una formula azzeccata che aggiunge tensione e pathos al nostro cammino, più incerto che mai.

[Abbiamo giocato a Outlast II grazie ad un codice redeem per PlayStation 4. Il gioco si esaurisce tranquillamente – si fa per dire, ndr – in una decina di ore. Lo abbiamo giocato principalmente in versione 1.00, la seconda parte con la patch del Day One alla difficoltà normale.]

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Pubblicato da
Tommaso Stio