Sono diversi gli utenti alla ricerca di alternative a WhatsApp, in special modo quando questi smette improvvisamente di funzionare. Uno dei servizi ai quali in genere ci si rivolge è Telegram, che propone un servizio simile. E che nella serata di ieri ha vinto dopo il crash patito dagli utenti di WhatsApp.
Nel 2015, quando il Brasile bloccò WhatsApp per ordine di un giudice, Telegram vide lievitare il numero di nuovi utenti a 1,5 milioni. La crescita creò problemi di funzionamento che ne fecero crolla il servizio SMS per la verifica dell’identità. Una crescita improvvisa che creò problemi di attuazione e riconoscimento.
Qualcosa di simile è accaduto nella serata di ieri con la “caduta” globale di WhatsApp. Secondo i rapporti specializzati pubblicati sulle pagine dedicate alla tecnologia, gli utenti ora si trovano ad usare massicciamente il servizio “nemico”, Telegram ed altri servizi gratuiti.
Telegram è stato creato nel 2013 dai russi Nikolai e Pavel Durov. Il servizio offre all’utente una grande differenza: la privacy. Infatti, esso consente la possibilità di autodistruggere i messaggi, una volta inviati. Ma questa è solo una delle grandi differenze che, oggi, nemmeno più può definirsi tale, in quanto è stata acquisita anche da WhatsApp, appunto. Però ne fu l’artefice, quello sì.
Questa applicazione, inoltre, fornisce la sicurezza della crittografia per il contenuto delle conversazioni. Quando un utente invia un messaggio, questo automaticamente viene crittografato e passa in questo modo attraverso i server Telegram. Proprio quando il messaggio raggiunge l’altro utente, il dispositivo procede nella sua decifrazione. Ma anche questa è una procedura acquisita dalla concorrenza.
Snapchat possiede lo stesso “stile”. Questa applicazione è in grado di dirci anche se qualcuno ha fatto uno screenshot della conversazione, prima che venga distrutta.
Insomma, di alternative ci sono. Ma pare sempre che tutti i servizi di messaggistica siano fratelli minori, ai quali ci si richiama quando quello più grande è momentaneamente fuori uso.