Un recente studio ha rivelato alcuni risultati a dir poco sconvolgenti. Secondo quanto emerso la nostra privacy sarebbe a rischio ma la causa di tutto ciò sarebbe lo stesso utilizzatore dello smartphone. Nell’indagine ben 7 applicazioni su 10 presenti nel Play Store condividono le nostre informazioni con aziende di terze parti.
Ironia della sorte è che per poter effettuare lo studio è stata creata un’applicazione gratuita chiamata Lumen Privacy Monitor che analizzava e raccoglieva questa tipologia di dati.
Lumen utilizzando le API Android ha richiesto il consenso della raccolta dati ed in questo modo è riuscita a raccogliere e ad analizzare i risultati. L’app oltre a raccogliere questi dati, ha offerto all’utente una panoramica completa di quello che succedeva all’interno del suo device. Ad esempio quando Google Maps invia dei dati, come la semplicissima posizione GPS e maps.google.com, noi non notiamo tutto quello che avviene in background ma tramite quest’app è possibile tener traccia di tutto ciò.
Nel corso dello studio è stato possibile analizzare più di 5.000 applicazioni installate in 1.600 devices relative ad altre e tante persone. Anche se il 70 per cento di questo studio non rappresenta la maggioranza degli utenti Android, tramite lo studio è stato possibile affermare che molte applicazioni, per funzionare correttamente, richiedono la raccolta delle informazioni.
E’ importante ricordare che ad oggi, grazie agli aggiornamenti Android, è possibile controllare quali autorizzazioni vengono richieste dall’app e quali le sono state concesse al primo avvio della stessa. Un altro problema riguarda il monitoraggio di tutto ciò che facciamo sul web. Basti pensare ad una ricerca fatta Amazon, vi è mai capitato di aprire Facebook e trovare delle inserzioni relative a quello che avevate cercato in precedenza su Amazon? Questo è possibile grazie alla raccolta dei dai.
La maggior parte del rischio però deriva dalla capacità dello sviluppatore nel manipolare le informazioni raccolte. E’ importante però non diventare eccessivamente paranoici dal momento che l’analisi dei dati e la loro raccolta può effettivamente portare grossi benefici agli utenti.